Roma in cerca d’identità

Roma in cerca d’identità

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IL MESSAGGERO (S. CARINA) – Paulo il trasformista avrà il suo bel da fare. Perché se è vero che nel calcio moderno «tutti devono saper far tutto» (Pellegrini dixit), probabilmente la specificità del ruolo è una delle caratteristiche che non è propria di questa Roma. Prendete ad esempio Zaniolo. Fonseca, non più tardi di tre giorni fa, ha dichiarato che «può giocare sia da ala che da 10». Ossia esterno nel tridente offensivo oppure trequartista. Ieri Nicolò, in una lunga intervista rilasciata al magazine sportivo These Football Times, ha spiegato invece come si veda meglio come «numero 8 o addirittura da centrocampista difensivo. Per ora gioco in qualsiasi posizione, un giorno forse mi sistemerò più in basso». Che poi è il ruolo che il ct Mancini gli vede cucito addosso: mezzala. Ma non finisce qui. Il giorno della presentazione, Diawara ha candidamente ammesso di «essere abituato a giocare in un centrocampo a tre ma mi adatto anche a due». Adattarsi, quindi adeguarsi. Anche Veretout in carriera ha giocato (quasi) sempre mezzala in una linea a tre. Ora, quando recupererà dal problema alla caviglia (che lo tiene fuori nuovamente anche dall’amichevole odierna a Lille), sarà provato in regia vicino a Pellegrini. Ruolo dove lo scorso anno ha faticato sia con Pioli che con Montella. E a pensarci bene pure Mancini non è un fedelissimo della linea a quattro. Lo si è visto in queste prime uscite, dove s’è fatto apprezzare più per le doti da bomber che per quelle difensive.
La nuova Roma costruita da Petrachi sembra dunque un grande puzzle di qualità che Fonseca dovrà assemblare. Le tre amichevoli in 8 giorni contro avversari di livello (oggi alle 18 contro il Lille, diretta Roma Tv e canali social giallorossi; mercoledì 7 contro l’Atletico Bilbao e domenica 11 la kermesse all’Olimpico contro il Real Madrid) permetteranno al tecnico di avere le prime risposte. Rispetto ai primi test, già si può vedere un cambiamento di assetto quando la squadra ha il pallone.

IL MODULO – Nelle prime uscite, infatti, la Roma si schierava con una sorta di 3-3-3-1 che vedeva il trequartista scalare a centrocampo e uno dei mediani pronto a far partire l’azione in mezzo ai due difensori centrali. A Perugia, la squadra ha cambiato leggermente fisionomia con un 2-2-2-4 che per certi versi (seppur con movimenti diversi) ha ricordato il Chievo dei miracoli di Del Neri soprattutto in avanti: in mezzo il centravanti e uno del tridente offensivo che lo affianca, ai lati gli esterni bassi che salgono sfruttando il movimento delle due ali che stringono al centro. Numeri ed esperimenti a parte, il reparto sotto osservazione nel pomeriggio sarà la difesa. Il giro-palla a due tocchi voluto da Fonseca in queste prime amichevoli non sempre ha funzionato. E quando la Roma ha perso il pallone, a volte la Roma s’è ritrovata con i due centrali costretti all’uno contro uno con gli avversari di turno. Più che un problema legato alla condizione fisica, appare una delle controindicazioni del calcio offensivo professato dal tecnico portoghese che a Perugia, è andato in difficoltà sulla contromossa più ovvia, ossia il lancio lungo a saltare il centrocampo. Fonseca, anche sotto questo punto, si attende già oggi dei miglioramenti.

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