Roma, in due al capolinea

Roma, in due al capolinea

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IL MESSAGGERO (M. FERRETTI) – Il popolo romanista, sabato allo stadio Olimpico, durante e alla fine della partita contro il Palermo, ha fatto chiaramente intendere, manifestando a suon di fischi il proprio dissenso, che non ne vuole più sapere dell’attuale squadra giallorossa e, soprattutto, di due giocatori, Mirko Vucinic e Jeremy Menez. Leziosi, evanescenti, poco concentrati, i due hanno fornito una prestazione sconcertante, resa ancor più brutta da clamorosi errori sotto porta che hanno determinato in negativo il risultato. Una sconfitta che ha allontanato forse in maniera decisiva la Roma dal quarto posto, quindi dalla zona Champions League. Certo, se la Roma non riuscirà ad arrivare in Europa passando per la porta principale non sarà solo per colpa di questi due attaccanti, ma adesso ci sono soprattutto loro al centro delle critiche della gente che per entrare all’Olimpico paga un biglietto.
La contestazione ad personam andata in scena sabato prima contro Menez e poi contro Vucinic dice che la pazienza dei tifosi è ormai finita: il pubblico della Roma, si sa, solitamente è molto (anche fin troppo, talvolta) generoso nei confronti dei giocatori che indossano la maglia giallorossa, ma evidentemente il francese e il montenegrino, undici reti in due in campionato (una meno di Francesco Totti), hanno superato il limite. I gol facilissimi sbagliati contro il Palermo hanno avuto un peso determinante nell’alimentare i fischi dei tifosi, ma se alle spalle di quegli errori non ci fossero state altre prestazioni altamente insufficienti probabilmente il pubblico si sarebbe comportato in maniera diversa, più benevola. Invece, i tifosi non ne possono più di giocate fine a se stesse, di palloni persi in maniera puerile, di mancate rincorse, di un impegno apparentemente distaccato, di scarsa concentrazione.
Menez contro il Palermo ha giocato per la quarta volta titolare nelle ultime cinque partite di campionato: Vincenzo Montella non ha esitato a mandarlo ancora in campo dall’inizio, ma per l’ennesima volta dal francese ha ricevuto una risposta negativa. Non basta rimediare un calcio di rigore per meritarsi gli applausi se si continua a sbagliare gol a due passi dalla porta e/o a incartarsi su se stesso. Per carità, gli errori sono ammessi ma ciò che i tifosi non ammettono è un atteggiamento non in linea con le esigenze della squadra. E lo stesso discorso, più o meno, può esser fatto per Vucinic, entrato in gioco dalla panchina nel secondo tempo (domani in Coppa potrebbe esser di nuovo titolare, però): a tutti è capitato in carriera di sbagliare gol già fatti, ma perdere banalmente un pallone per tentare la giocata ad effetto e rilanciare così il contropiede-gol degli avversari non deve capitare.
Resta da capire, adesso, quanto i due possano far parte del progetto della nuova Roma e quanta vogliano abbiano sia Menez che Vucinic di restare nella capitale. Il montenegrino, è storia nota, nel gennaio scorso, cioè durante il mercato di riparazione, ha chiesto di essere ceduto senza essere accontentato. Questo, a rigor di logica, significa che potrebbe tornare a chiedere la cessione, considerando che le offerte (dall’Italia e dall’estero) sembrano non mancargli. Menez, una volta partiti prima Damiano e poi Mexes, due connazionali, a Trigoria si sente un po’ solo e, forse, anche poco compreso. E, quindi, potrebbe aver voglia di cambiare aria magari facendo leva su un contratto che lo lega alla Roma solo fino al 2012.
Una cosa, intanto, appare certa: quando ci sono di mezzo giocatori fuori dagli schemi come Vucinic e Menez una società non sa mai come comportarsi, perchè potrebbe pentirsi di averli ceduti oppure di averli ancora tenuti.

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