Roma, la panchina nel segno di zorro

Roma, la panchina nel segno di zorro

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IL MESSAGGERO (U. TRANI) – La panchina della Roma è ancora libera. Solo per qualche ora (o giorno), perché presto è attesa la fumata bianca. Saltata la strategia iniziale, la virata è stata netta. Nuovi candidati, più o meno decorosi. Il podio allestito dal management di Pallotta, del resto, è franato, restando deserto: la prima scelta Conte è già dell’Inter, la seconda Sarri in vista della Juve e la terza Gasperini inchiodata all’Atalanta. Il piano B diventa la corsa ad handicap che non ti aspetti: Mihajlovic appare e scompare, lasciando che siano Fonseca e De Zerbi a sfidarsi. Zorro, come è conosciuto da queste parti il tecnico dello Shakhtar Donetsk, sembra più attrezzato al duello.

CASTING IN CORSO – Non c’è l’allenatore, ma nemmeno il direttore sportivo che, Cairo permettendo, prima o poi avrà il via libera dal Torino. Perchè Petrachi c’è (da tempo) pure se non si vede. È lui che sta chiacchierando con i tecnici su cui hanno deciso di puntare Pallotta e i suoi collaboratori, con la benedizione di Baldini da Londra e il coinvolgimento di Totti dalla Capitale. La regia è di Fienga che, sulla scrivania, ha messo in fila nelle ultime settimane più di 10 candidati (compreso Di Francesco, ancora sotto contratto con ingaggio da 3 milioni netti a stagione e comunque opzione solo di scorta). I recenti no hanno spiazzato e disorientato la società giallorossa. Fonseca ha gettato la maschera nel weekend e ha fatto lo scatto più deciso verso il traguardo. Bisogna, però, ancora aspettare. Manca il colloquio definitivo, atteso in giornata.

A MARCIA INDIETRO – Nessuno potrà mai confermare il nuovo podio, assemblato dopo il crollo di quello di partenza. Soprattutto perché non dovrebbe spuntarla il preferito di Petrachi, cioè Mihajlovic. Piace per il carattere e il metodo. Non alla piazza, però. Ecco perché il management di Pallotta lo scarta proprio in dirittura d’arrivo. Non date retta ai rumors di comodo, non è il serbo a chiamarsi fuori. Sfide del genere lo esaltano, chiedete a Kolarov che ha intrapreso lo stesso percorso. Seconda scelta: De Zerbi. Il predestinato e non lo pensano solo i dirigenti giallorssi: robusta la personalità che lo accompagna nello spogliatoio e intrigante l’idea che porta in campo. Preparato e basta. Acerbo e inesperto, però, per chi ha la responsabilità di portare a Trigoria l’8° tecnico della proprietà Usa. Terzo gradino: Fonseca. Viene dall’estero, ha bisogno di tempo. E la Roma non si può permettere la partenza lenta nella prossima stagione. Ma all’Eur sanno che il profilo internazionale e lo stile alla Guardiola catturano la gente. La selezione va dunque controcorrente. Capovolta alla meta. La questione ambientale fa la differenza proprio sul più bello (e infastidisce il nuovo ds), cioè nel momento in cui c’è da individuare il profilo ideale per avere al più presto l’erede di Ranieri.

VOLATA FINALE – Oggi Petrachi vedrà l’agente di Fonseca e parlerà con De Zerbi. Il ds è per l’italiano, Baldini per lo straniero. Il testa a testa per la panchina è, quindi, reale. Come il braccio di ferro nella Roma. «L’allenatore lo decideremo tra poco», garantisce Totti.

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