Roma, la sconfitta più indolore: ma ora serve un’anima nuova

Roma, la sconfitta più indolore: ma ora serve un’anima nuova

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LA REPUBBLICA (F. BOCCA) – È stata un’altra sconfitta, abbastanza indolore e con un avversario – il Real Madrid – contro cui di solito si perde, ma pur sempre una sconfitta. La sesta in stagione, quattro in campionato e le due in Champions contro il Real appunto. Tre gol all’andata e due al ritorno. La Roma ha giocato contro i campioni sapendo di essere già qualificata, la soddisfazione per il traguardo raggiunto è anestetizzata però dalla consapevolezza di essere invischiata nella crisi, e alla fine diventa quasi più importante di questa col Real, la partita di domenica sera con l’Inter. Sfruttando il richiamo della grande notte di stelle e di un Olimpico stracolmo ma non dimentico delle amarezze e che infatti alla fine del match ha abbondantemente fischiato e soprattutto per dare a Totti il giusto posto nel Pantheon romanista – Hall of Fame – la Roma aveva convocato i grandi ex e riunito sotto la Sud la sacra Trimurti: Conti, Falcao e Totti. Un richiamo ai sentimenti e ai vecchi amori, nel tentativo di dare un’anima anche alla Roma di oggi. La partita è stata completamente scaricata dalla vittoria del Plzen a Mosca contro il Cska ( 1- 2) nel pomeriggio. I gol di Prochazka ed Hejda hanno dato a Roma e Real la certezza degli ottavi prima di giocare. La questione 1°/ 2° posto è stata invece risolta d’imperio dal Real stesso che si è preso la partita, imponendo la legge del rango superiore con i gol di Bale e Vazquez.

Di Francesco aveva preparato la partita come se fosse una notte del destino, pur dovendo fare a meno dei suoi pilastri principali: De Rossi, Lorenzo Pellegrini, e Dzeko. Finendo così per puntare ancora una volta sul giovanissimo Zaniolo ( che già aveva giocato col Bernabeu). E anzi quando è saltato El Shaarawy per infortunio, la Roma si è ritrovata ad andare all’attacco del Real e dei suoi veterani (Carvajal, Varane, Ramos e Marcelo) con un’intera prima linea di ventenni: Under, Zaniolo, Kluivert e Schick. In corso di partita si sarebbero pure visti Coric e Karsdorp che fanno parte di quella nidiata di talentini su cui la Roma ha scommesso tutto. Folle ed esaltante ma solo per un po’: c’è stato un lungo spezzone di partita in cui la Roma – evidentemente libera di testa – ha schiacciato il Real nella sua area, i ragazzini hanno macinato dribbling, Schick ha impegnato Courtois e Kolarov che poco prima aveva chiesto un rigore per mani di Vazquez , ha cominciato a sfoderare i suoi tiri brucianti. Fino ad arrivare alla clamorosa papera di Ünder che in corsa davanti alla porta vuota e spalancata del Real con una palla che bastava essere spinta dentro ha invece sparato il tiro di sinistro al cielo. Tanta abbondanza di gioco e di occasioni è stata ovviamente ripagata dalla concretezza del Real che al primo pasticcio difensivo ( rinvio a campanile di Olsen e Fazio che ha servito di testa l’attaccante gallese) è andato in gol. Il Real ha dato dimostrazione di poter facilmente raddoppiare fino a trovare il secondo gol su azione ping- pong dei suoi tre attaccanti: cross di Bale, assist di testa di Benzema e gol di Vazquez. Un facilità di gioco, semplice e lineare, abbastanza impressionante, non appena il Real ha schiacciato l’acceleratore ha fatto quello che voleva. E la Roma è stata messa a nudo dalla legge del più forte.

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