Roma, l’attacco non si discute

Roma, l’attacco non si discute

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IL MESSAGGERO (S. CARINA) – Il filo conduttore è sempre lo stesso. Dalla passata stagione a quella attuale, la rincorsa alla Juventus corre sul binario del gol. Perché con Spalletti annoiarsi è difficile: 83 reti complessive lo scorso anno (47 di matrice ‘propria’, sommate alle 36 di Garcia nel girone d’andata) e 29 in appena 12 partite in questo primo scorcio di torneo (media 2,42). Cambiano le annate, i calciatori, in alcuni casi il modo di giocare ma il trait d’union, firmato Lucio, è che la Roma gode sempre del miglior attacco del campionato. Attualmente c’è però un’anomalia che per gli attaccanti si sta rivelando una piacevole abitudine. Perché se è vero che chi gioca in attacco con Spalletti ha sempre segnato tanto (un esempio su tutti: Tottinel 2007 vinse la Scarpa d’oro), quest’anno non solo continua a farlo ma ha il monopolio (o quasi) delle reti giallorosse in campionato: 25 reti su 29, la bellezza dell’86% delle marcature. Con il tecnico toscano è un inedito. Le sue squadre infatti hanno sempre abituato a portare al gol un po’ tutti. Per intenderci: lo scorso anno alla fine i marcatori furono addirittura 19. Ora sono meno della metà: appena 8. A centrocampo si segna col contagocce: Strootman con il Cagliari, Paredes con il Palermo (per gentile omaggio del portiere Posavec: il tiro dell’argentino era un cross) e Nainggolan con il Sassuolo. In difesa non ne parliamo: l’unica rete di Manolas è stata trasformata dalla Lega Calcio in autorete di Icardi per una deviazione (effettivamente) decisiva dell’argentino sul colpo di testa dell’ex Olympiacos. Parola quindi all’attacco: Dzeko è il capocannoniere della serie A con 10 gol, Salahne ha segnati 8, Perotti 3, El Shaarawy e Totti 2 a testa. Fermo a zero, il solo Iturbe.

TOP ANCHE NEGLI ASSIST La cosa strana è che la Roma continua a cercare di raggiungere la porta avversaria per vie centrali e/o sfruttando le corsi esterne, con azioni manovrate e/o veloci contropiedi, invitando non solo gli attaccanti ma anche i centrocampisti e i due esterni difensivi al tiro. Non c’e però nulla da fare, alla fine segnano soltanto i primi. Che si cercano, spesso e volentieri si trovano e hanno imparato, col tempo, a giocare insieme e ad essere meno egoisti. Più che dalle belle parole e dal gesto di Salah in Roma-Bologna (che ha rinunciato al poker, ormai davanti a Da Costa, per provare «a far segnare anche Edin») lo si comprende dal numero degli assist: l’egiziano segna con la palla dell’ex City e viceversa, Totti quando è impiegato – è abile nell’innescare i compagni, Perotti si muove con l’idea fissa di mandare in gol i compagni di squadra. E allora non è un caso se la Roma oltre ad avere il miglior attacco del torneo è anche la squadra che fa registrare il più alto numero di assist. Sono 59 di cui 16 vincenti. Un numero che in serie A non ha eguali. La Juventus, seconda nella speciale graduatoria, è ferma a 47, di cui soltanto 9 decisivi. Ma la squadra di Spalletti è anche quella che tira di più (195) distanziando Inter (170), Napoli (167) e Juventus (165). Di conseguenza anche le conclusioni che finiscono nello specchio della porta sono superiori rispetto alle rivali: ben 93, contro le 73 nerazzurre, le 86 napoletane e le 85 bianconere.

DZEKO PRENDE LA MIRA Oltre al monopolio del gol esercitato dagli attaccanti, l’altro fattore diverso rispetto alla passata stagione è la mira. Proprio a Bergamo, Dzeko il 17 aprile scorso ha vissuto il suo momento più basso della sua avventura romana (paragonabile soltanto al flop col Torino un paio di mesi fa). In quella gara Edin sbagliò l’impossibile, almeno quattro palle-gol, compresa quella nel finale a tu per tu con Sportiello. Ora sembra un altro. Anche in questo caso sono i numeri a certificarlo. Oltre ai 10 gol (uno ogni 98 minuti), Dzeko è l’attaccante che ha tirato di più verso la porta avversaria in serie A (57 volte) prendendo lo specchio in ben 32 occasioni. Segna di sinistro (3), di destro (6) e di testa (1), dentro l’area (9) e da fuori (1). E ora, che ci ha preso gusto, non vuole più fermarsi.

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