Roma, non resta che la vittoria

Roma, non resta che la vittoria

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IL MESSAGGERO (A. ANGELONI) – C’erano ancora le lire quando la Roma ha battuto il Pescara per l’ultima volta all’Olimpico: 20 dicembre 1987, 5-1. Fa effetto, ma è pur vero che il Pescara ha vissuto più in serie B che in A negli ultimi vent’anni. Sono appena dodici, infatti, i precedenti tra le due squadre: 5 le vittorie della Roma e 5 i pareggi. Questa è delicata, come le altre, specie se la prendi sotto gamba. E un passo falso, proprio con un avversario come il Pescara (mai una vittoria sul campo, come direbbero a Torino) che ha conquistato solo 4 punti reali, verrebbe digerito male, malissimo. Ancor più della sconfitta di domenica scorsa contro l’Atalanta. La Roma in casa è un rullo compressore, le ha vinte tutte in campionato e la qualità tecnica è nettamente dalla sua parte: qui, è vero, scopriamo l’acqua calda. Detto questo, c’è Spalletti chiamato a fare il pompiere e l’allarmista. E’ una questione di ruoli. Anche perché di debacle inaspettate da queste parti se ne contano. Eccome. E non bisogna essere i figli di Roma-Lecce, basta ricordare le ultime sfide con il Pescara oppure quella con il Parma retrocesso di un paio di anni fa, quella dell’esordio di Doumbia, tanto per essere chiari. «Sarà una partita insidiosa perché a volte le cose quando le fai facili diventano pericolose. Le cose semplici se vuoi che siano così, falle difficili. Noi veniamo da una gara, con il Viktoria, che sotto l’aspetto delle energie mentali ci ha tolto tanto perché era fondamentale per ottenere la qualificazione con una giornata di anticipo. Col Pescara ci sarà da sudare, insomma», Lucio dixit. E’ qui che non devono rinascere i cali di tensione che la squadra si porta appresso nel dna. E’ un problema di giocatori e del loro carattere, oppure dell’allenatore, bravo a costruire una squadra bella ma ancora poco concreta? O magari è un qualcosa che la società non riesce a trasmettere. Perché una società vincente regala ai suoi calciatori la mentalità vincente. In genere è così.

I CALI – «Per me è solo responsabile l’allenatore, poi quando si va a chiedere anche a chi ricopre ruoli diversi, si avranno altre risposte». Coma a dire: io mi prendo le mie colpe, altri le loro. «L’allenatore può determinare molto così come la società e i giocatori e tutti devono essere convinti di poter incidere». Poco concreta (talvolta) e poco cattiva (spesso), questa è la Roma e spesso Spalletti è il primo a denunciarlo. «Si può allenare la cattiveria non parlandone: se noi andiamo a stimolare un difetto psicologico, rischi di sbagliare di più. Cosa è la personalità? E’ la qualità di stare zitto quando ci sono molte cose da dire, è avere la qualità di prendere un calcio in un momento che ti viene da reagire e invece stai zitto. La personalità è evitare reazioni. I ragazzi devono mettere qualcosa in più a livello di personalità». Chiarissimo. Andando sull’aspetto meno aleatorio, a Trigoria si parla di palle inattive. «Gli altri fanno meglio di noi in certi momenti di gara. A noi succede di batterle male, qualche vantaggio lo abbiamo preso, ma visto le possibilità che abbiamo con Ruediger, Manolas, De Rossi,Dzeko abbiamo possibilità di portare a casa qualche vantaggio da queste situazioni. C’è chi ci fa attenzione, noi ci fidiamo di più della nostra prima caratteristica cioè di tenere palla e andare dietro a linea difensiva a fare gol. Col Pescara dobbiamo stare attenti perché il Pescara ha dei giocatori forti su palle inattive, oltre al fatto che ci sono molti ex». I dato: la Roma è la squadra che sfrutta meglio le palle inattive: 11 reti contro 1 del Pescara.

DE ROSSI E RUI – C’è un ragazzo del 1983 che oggi festeggia la sua gara numero 400 con la maglia della Roma. Si chiama De Rossi, che con il primo Spalletti ha conosciuto la sua esplosione da professionista. «Gli faccio i complimenti perché sono state partite tutte disputate con livello di personalità importante e risultati importanti alle spalle. Non ha vinto grandissime cose, ma ha fatto bei risultati. Ha la Roma dentro, ha fatto vedere di tenere alle sorti della società, città e squadra. Gli dico bravo e di continuare così». La settimana prossima torna in gruppo Mario Rui, che ieri ha giocato un’ora con la Primavera (al Tre Fontane ha battuto per 4-1 il Bologna). Finalmente la Roma avrà un terzino sinistro vero. Che finisca qui la maledizione.

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