Su una cosa Claudio Ranieri ha assolutamente ragione: non eravamo la squadra più forte del campionato a inizio stagione, figuriamoci ora che a gennaio tutte le dirette rivali si sono rinforzate. Una verità fuori discussione, Pradè non ha colpe (almeno in questa occasione), ma addirittura chiedere scusa e quasi negare quanto detto, è eccessivo. Dell’ampia rosa di attaccanti di inizio stagione, ad oggi è rimasto ben poco: Okaka è a Bari, Baptista (per fortuna) in Andalusia, Adriano è pronto a festeggiare il carnevale di Rio con la spalla malandata e Totti è rimasto bloccato da un’influenza. Restavano, così, tre attaccanti per tre posti da titolare. E per una volta in cui non era scandaloso presentarsi col 4-4-2, almeno per poter avere forze fresche in avanti nel secondo tempo, Ranieri ha scelto il tridente. Scelta che lo stava premiando, nel primo tempo, se non fosse stato per Julio Cesar. Il mister ha detto che i tre attaccanti non sono stati adeguatamente accompagnati e supportati dal resto dei compagni, come invece era accaduto col gol di Simplicio: resta il fatto che la squadra ieri era spezzata in due, e salire troppo poteva essere controproducente. Riise, infatti, sulla sinistra doveva pensare a contenere quando Maicon, sempre solo e libero di avanzare, arrivava verso di lui prepotentemente. I centrocampisti, poi, dovevano pensare a clienti difficili come Sneijder, Cambiasso e Thiago Motta. Non è la stagione della Roma, questo sia chiaro: basti pensare alle prestazioni di Julio Sergio, che ha iniziato a parare come sa fare solo dopo il 3-1, e di Burdisso, ancora una volta vittima della propria follia. Il gioco, poi, non si acquisisce da un giorno all’altro, ma non dimentichiamo che ieri è mancato un certo Francesco Totti, e presto rientrerà il faro del centrocampo, David Pizarro: qualche speranza di vedere una Roma con idee chiare in fase d’impostazione c’è.
