Roma, punto di non ritorno?

Roma, punto di non ritorno?

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L’errore, assurdo e inspiegabile, di Riise sul terzo gol è l’emblema della situazione della Roma. Una squadra in perenne confusione, in carente forma fisica, priva di ogni logica di gioco. Non è ammissibile prendere gol come stasera, senza compattarsi in difesa, subendo contropiedi assurdi e regalando palla agli avversari. La squadra non è stata capace di difendere il vantaggio per un minuto intero, poi è crollata sotto i colpi dello Shakhtar. Sembrava di rivivere la gara di Europa League, dello scorso anno, contro il Panathinaikos. E invece era molto peggio. Perché una squadra, se vuole essere grande, non può fallire un appuntamento del genere in questo modo. Per fortuna ci ha pensato De Rossi ad ammettere che questa Roma non può essere considerata una grande squadra. Perché una grande squadra, in primis, deve avere un proprio gioco. E invece l’unico schema della Roma, per implicita ammissione dello stesso Ranieri, è dare palla a Menez e sperare nelle giocate del francese. Anche oggi ha giocato a intermittenza, ma è uno dei pochi a salvarsi. Chi invece esce a testa più che alta è il Capitano, capace a quasi 35 anni di correre molto più dei suoi compagni di squadra e di aggredire la difesa dello Shakhtar. Ma non può bastare la generosità: questa Roma ha bisogno di un’identità tattica e un gioco preciso, anche se manca ancora il miglior interprete, Pizarro. Per passare il turno ora servirebbe un’impresa in Ucraina: già difficile di per sé, appare impossibile se si applicherà per l’ennesima volta lo schema del cross morbido in verticale, delizia dei ciclopici difensori dello Shakhtar.

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