Roma, riecco lo Shakhtar: tradizione brasiliana e guida portoghese

Roma, riecco lo Shakhtar: tradizione brasiliana e guida portoghese

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FOCUS CGR – Dopo il Braga, lo Shakhtar Donetsk. Per Paulo Fonseca, gli ottavi di finale d’Europa League, saranno un nuovo ritorno al passato. ‘Corsi e ricorsi storici’ che intrecciano il destino del lusitano con la squadra ucraina (dove ha vinto nove titoli), ma anche alla Roma, vista la sfida di tre anni fa negli ottavi di finale di Champions League.

CENNI STORICI – Le origini del club risalgono al settembre del 1911, quando nacque l’associazione sportiva Juzovka, divenuta negli anni venti Club di Lenin. Il club è soprannominato la “squadra dei minatori”, dal nome šachtar, che significa, appunto, “minatori”. Il club fu originariamente fondato nel maggio del 1936 e fu inizialmente chiamato Stachanovec in memoria di Aleksej Grigor’evič Stachanov, il leggendario minatore del bacino del Donec, la cui estrema dedizione al lavoro divenne proverbiale. La prima squadra era formata da due squadre locali partecipanti tutti e due alle Spartachiadi: Dynamo Horlivka e Stalino. Il club di Donec’k è culturalmente legato all’area industrializzata del Bacino del Donec, meglio conosciuto come Donbass, che dà il nome alla Donbass Arena, lo stadio del club (52 187 posti). A causa della guerra del Donbass, dal 2014 lo Šachtar disputa tuttavia le partite interne fuori casa: inizialmente si è servito dell’Arena L’viv di Leopoli (1 000 km più a ovest) e poi, dal 2017, dello Stadio Metalist di Charkiv (250 km a nord-ovest di Donec’k). A partire dal 2020, la squadra gioca le sue partite casalinghe allo Stadio Olimpico di Kiev, città che ospita anche la sede del club. Lo Shakhtar disputa le Coppe (Coppa Uefa, Europa League e Champions League) stabilimente da oltre 25 anni. Il miglior risultato è la vittoria della Coppa Uefa nel 2008-2009.

ANALISI – L’esperienza nelle coppe dello Shakhtar è rinomata, come la qualità di alcuni interpreti che continuano ad esser protagonisti nella fredda Donetsk: da Taison, a Marlos, da Pyatov ad Ismaily arrivando a Junior Moraes. Poi la solita colonia brasiliana (13 calciatori sui 31 totali in rosa) e un atteggiamento sempre propositivo. Ne sa qualcosa il Real Madrid, battuto andata e ritorno in Champions League nel girone di questa stagione, o l’Inter eliminata proprio per mano degli ucraini. Il tecnico dello Shakhtar è Luis Castro, portoghese, che ha raccolto in qualche modo il testimone lasciato da Paulo Fonseca. La difesa a quattro è rimasta, ma con una variazione: attualmente il Donetsk gioca con un 4-2-3-1 mutevole in funzione dell’avversario e delle caratteristiche degli uomini che vengono alternati da centrocampo in su, in genere con Solomon-Taison e Marlos alle spalle di Moraes. In fase di sviluppo un mediano davanti alla difesa e una linea di quattro uomini stretti dietro la prima punta. Un marchio di fabbrica assoluto degli arancio-neri.

Attenzione però alla capacità di Castro di cambiare all’improvviso sistema, come accaduto contro l’Inter – andata e ritorno – con un 5-3-2 molto difensivo e due 0-0 portati a casa. E’ una squadra che, come da tradizione, non ha un cannoniere principe: il miglior marcatore è Alan Patrick con 5 reti. In porta il giovane ucraino Trubin (classe 2001), ha preso il posto del super comandante Pyatov, a forza di grandi interventi e grandi prestazioni. E’ una formazione che sa palleggiare, che sa pressare ma anche difendersi in trenta metri per poi sfruttare le ripartenze e la profondità alle spalle della difesa avversaria. Difficilmente alza il pallone, perchè la tradizione iniziata da Lucescu e portata avanti negli anni è quella del ‘calcio bailado’: palla a terra, fraseggio e grande velocità d’esecuzione.

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NUMERI STAGIONALI – n questa stagione, in campionato, lo Shakhtar è attualmente secondo in classifica 1 4 punti dalla Dinamo Kyev: 10 vittorie, 7 pareggi, 1 sconfitta, con 36 gol fatti e 12 subiti. In Champions League ha incredibilmente battuto come detto il Real Madrid in entrambi i magch, ma anche subito 10 gol in due gare dal Borussia M’Gladbach, segno evidente che se affrontata con le strategie giuste, è una squadra che può esser messa in difficoltà. Oltre alla Supercoppa d’Ucraina persa 3-1 contro la Dinamo Kyev, gli uomini di Castro hanno perso in questa stagione solo contro i tedeschi. 

PRECEDENTI – Oltre a Fonseca, tra gli ex di questa sfida c’è anche Mkhitaryan che emerse nel calcio che conta proprio con la maglia arancio-nera prima di passare al Dortmund nel 2013. Sono 6 invece i precedenti, tutti in Champions League: nei gironi del 2006/07, quando la Roma s’impose per 4-0 all’Olimpico, perdendo invece in trasferta 1-0. Poi doppio incrocio negli ottavi di finale, il primo nel 2010/11 col passaggio dello Shakhtar grazie ad una doppia vittoria: 2-3 nella capitale, 3-0 al ritorno in Ucraina. Infine, l’ultimo incontro quando Paulo Fonseca sedeva sulla panchina avversaria: 2-1 all’andata giocata allo Stadio Metalist, poi la vittoria casalinga griffata Edin Dzeko all’Olimpico che consentì ai giallorossi di passare ai quarti di finale. Bilancio totale: 2 vittorie della Roma, 4 per lo Shakhtar.

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