Roma, sapore di finale

Roma, sapore di finale

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IL MESSAGGERO (S. CARINA) – La sfida alla Juventus inizia con 24 ore di anticipo. Atalanta-Genoa e Fiorentina-Milan, in calendario domani, rappresentano inevitabilmente il prologo del match con i bianconeri. La Roma spenta e involuta di Marassi, cerca nuovi stimoli da possibili passi falsi delle rivali nella corsa al quarto posto. Anche perché dopo due mesi dall’esonero di Di Francesco, a Trigoria il gioco dell’oca è quanto mai attuale. Nove gare per trovarsi allo stesso punto di partenza. Anzi, addirittura peggio. La classifica parla chiaro: i giallorossi sono scivolati al sesto posto, rispetto al quinto nel momento in cui Ranieri è subentrato. Distanze invariate rispetto a due mesi fa (-3 dalla quarta e -4 dalla terza) ma con un avversario in più, appaiato in classifica ma in vantaggio negli scontri diretti (Milan). Come del resto chi è già avanti (Atalanta e Inter). Ranieri ancora non si capacita dell’inutilità del pareggio di domenica scorsa. Non come quello che il 13maggio del 2018, proprio contro la Juventus, rappresentò il lasciapassare per la Champions. Da quel giorno la Roma non ha più fatto 0-0. Risultato che domenica non basterebbe. Il tempo dei calcoli è finito: serve un filotto di vittorie per sperare. Consapevoli che potrebbe non bastare.

BILANCIO ANTICIPATO Si avverte un’aria strana attorno a questo Roma-Juve. Da un lato la testa di media e tifosi rivolta perlopiù al futuro, avvolto tra mille dubbi e riflessioni dopo il no di Conte al progetto proposto da Pallotta. Dall’altro diversi elementi della rosa che potrebbero essere all’ultimo incrocio con i bianconeri, giocando con la maglia della Roma. Molti per aver concluso in anticipo la loro avventura senza aver lasciato traccia (Olsen, Pastore,Marcano, Schick). Altri perché probabilmente giunti a fine ciclo. Tra questi c’è Dzeko che proprio alla Juventus segnò il suo primo gol in serie A. Ne sono seguiti 85, comprese le coppe, senza trofei. Ieri le parole del bosniaco al match report del club, hanno dato la sensazione di un bilancio personale della sua avventura nella Capitale, molto simile ad un commiato anticipato: «Sono un pezzo di storia della Roma? Sì però non ho vinto niente. È un po’ strano quando fai la storia e non vinci. Avremmo dovuto fare meglio e in quattro anni vincere qualcosa. Anche in questa stagione avremmo dovuto fare di più in Coppa Italia visto che la Juventus è stata più forte in campionato. Non ci siamo riusciti e io sono il primo ad essere deluso».

INCROCI Non è l’unico. Sono numerosi i calciatori che si aspettavano qualcosa in più da quest’annata. E ora, domenica, affrontano un club – lontanissimo in classifica (26 i punti di differenza) – ma che a più riprese ha manifestato interesse nei loro confronti. Il riferimento, nemmeno troppo velato, è a Zaniolo e Manolas. Storie diverse: una appena iniziata (con la speranza che possa continuare), l’altra che è arrivata agli sgoccioli. Più o meno come accaduto a Szczesny e Pjanic, ora rivali, una volta compagni di squadra. C’è poi Ranieri, probabilmente colui che a Trigoria crede maggiormente nel miracolo. Non è il tipo che si arrende e lo ribadirà anche oggi, nell’attesa conferenza stampa dell’antivigilia. Capitolo a parte merita De Rossi. Daniele torna dall’ennesimo infortunio che ha minato la sua stagione più travagliata da calciatore. Non è al meglio ma non vuole mancare. Anche per lui il futuro non è ancora chiaro. Come del resto quello della Roma.

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