Roma umiliata

Roma umiliata

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Quattordici minuti di Roma non bastano per fermare l’Inter all’Olimpico. La squadra di Mourinho decimata da infortuni e squalifiche (fuori Pellegrini, Abraham, El Shaarawy e Karsdorp), scende bene in campo ma dura poco e le scelte di formazione fatte dal tecnico la condannano: perché se giochi con un 3-5-2 così coperto, se vai sotto poi diventa difficile ribaltare le cose. Ma soprattutto la Roma è poco attenta, una cosa che contro l’Inter campione d’Italia e che viaggia con ritmi scudetto (11 vinte, 4 pareggi e una sola sconfitta fin qui) non ti puoi permettere di fare.

Come scrive il Tempo, prende un primo gol che nemmeno alla scuola calcio si vede più: perché l’uomo sul palo in caso di corner è tra le basi di questo sport. Poi rimedia l’immancabile sigillo dell’ex (Dzeko almeno ha il buon gusto di non esultare) con un’azione che dimostra proprio quanto detto prima: i nerazzurri fanno, nell’area giallorossa, quello che vogliono. Infine, proprio mentre tenta di rialzare la testa e va vicino alla rete che potrebbe riaprire tutto, viene castigata dal difensore che un minuto prima aveva salvato l’Inter sulla linea: Dumfries, sfuggito a un Vina inguardabile soprattutto in fase difensiva. La ripresa è amministrazione per l’Inter e altra sofferenza per la Roma che non ha cambio offensivi (anche Carles Peres in tribuna) e ha ormai alzato bandiera bianca incassando il secondo ko consecutivo. Ai milanesi va benissimo così visto l’impegno di Champions. Finisce così, malissimo, per Mourinho (che perde anche Zaniolo e Mancini già in diffida) e per i giallorossi il pomeriggio della nostalgia.

Lo Special One che incontra 4214 giorni dopo l’Inter del suo triplete, Dzeko che rivede la Roma per la prima volta da ex e Totti che torna allo stadio: non era mai successo da quando ha smesso con il calcio. Ma lui, il Capitano, nonostante sia piombato all’Olimpico solo per un evento legato a uno sponsor (Digitalbits), viene accolto dall’Olimpico come un eroe. CINQUANTUNOMILA persone anche ieri, una curva che nonostante il risultato ha cantato e incitato per tutta la gara, un segnale forte che i Friedkin non dovranno sottovalutare in vista del mercato: perché è chiaro che su questa Roma si dovrà intervenire e farlo al più presto come anche Mourinho ha fatto intendere a fine gara.

Troppa la differenza tra i titolari e le riserve e se vuoi giocare per il vertice ti serve altra roba. Shomurodov non può essere il terminale offensivo di una squadra che punta a vincere qualcosa, così come Vina o tutti gli altri entrati ieri nel corso della partita. Pure Rui Patricio continua a non convincere del tutto. Insomma il cantiere giallorosso resta aperto e c’è molto da lavorare per il futuro. Il presente invece dice che la Roma di Mourinho, per l’organico che ha, continua a fare il «suo» campionato con l’obiettivo di giocare nella prossima stagione in Europa. Più di questo all’attuale rosa obiettivamente non si può chiedere… basta saperlo!

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