Roma, un film già visto

Roma, un film già visto

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IL TEMPO (A. AUSTINI) – L’ennesima replica di un film già visto e rivisto. La Roma si ritrova allo stesso punto di tante, troppe stagioni trasformate in un calvario. Tutte identiche tra loro nonostante i protagonisti siano diversi. Stavolta c’è Di Francesco in sella e se le cose non dovessero raddrizzarsi improvvisamente, sarà lui a pagare il conto, come sempre accade nel calcio. ll destino dell’abruzzese è appeso a un filo, a una prestazione positiva contro il Genoa per centrare quella che sarebbe la seconda vittoria in nove partite. E stavolta l’Olimpico s’annuncia in piena contestazione: un pericolo in più. Dopo averlo difeso, protetto, incoraggiato nelle dichiarazioni pubbliche, Monchi si è arreso all’idea di valutare l’esonero dell’allenatore qualora domenica sera non dovessero arrivare risposte concrete dal campo.Da qualche giorno il diesse spagnolo ha iniziato a vagliare in profondità le opzioni disponibili per non farsi trovare impreparato lunedi, quando volerà a Boston da Pallotta per una serie di riunioni programmate da tempo ma che ora assumono i contorni di un vertice anti-crisi. Di Francesco sembra sempre più solo, incapace di risollevare un gruppo che si è incartato su se stesso tra infortuni e paure, con le classiche dinamiche auto-generate dalle squadre quando le cose vanno male. I senatori scaricano le responsabilità sui giovani e viceversa, il nervosismo inevitabile dei giallorossi è ben chiaro nelle parole di Manolas e Florenzi dopo il ko di Plzen e nell’espulsione di Luca Pellegrini. Vista la tensione crescente dei giocatori, durante il volo di ritorno dalla Repubblica Ceca dirigenti e allenatore hanno deciso di sospendere il ritiro ieri dopo l’allenamento: meglio mandare a casa i calciatori, farli respirare e scaricare un po’ i nervi piuttosto che prolungare una «clausura» a conti fatti inutile, a differenza di quella precedente all’unico mini-ciclo di vittorie stagionali iniziate col Frosinone. Il gruppo si ritroverà sabato alla vigilia del Genoa, di riunioni se ne sono fatte fin troppe, l’ultima lunghissima domenica scorsa a Trigoria, anche Monchi ha parlato ai giocatori ma a Plzen non è arrivata alcuna reazione. La Roma resta in piena crisi, la classifica è inguardabile e l’obiettivo Champions distante cinque punti. E la conseguenza di prestazione sconcertanti, discontinue, a volte rovinate da errori incredibili dei singoli, altre, come mercoledì sera, frutto di una manovra piatta e di totale mancanza di organizzazione difensiva. Di Francesco non sa più che fare, le ha provate tutte, non può cambiare la formazione perché gli infortunati restano a curarsi e adesso rischia il posto. Se venisse esonerato, il suo successore diventerebbe il sedicesimo allenatore giallorosso in venti stagioni. Un conto che parte dall’era Capello fino a oggi, un elenco infinito di tecnici italiani, stranieri, di profili totalmente diversi tra loro ma alla fine tutti inghiottiti da questa sorta di male oscuro che impedisce alla Roma di costruire un progetto calcistico duraturo e stabile. Inquietanti le analogie tra la stagione in corso e l’ultima iniziata da Garcia. Allora fu proprio una vittoria col Genoa a rinviare la sentenza sul francese poi arrivata a gennaio. Ripetersi stavolta sarebbe davvero imperdonabile .

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