Salvate il soldato Stekelenburg

Salvate il soldato Stekelenburg

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IL ROMANISTA – F. BOVAIO/D. GALLI – Non è la peggior difesa della nostra storia.

Perché, per quanto possa apparire incredibile dopo la disfatta di Torino, in passato la Roma ha fatto pure di peggio. Il primato dell’orrido, considerando i campionati a 20 squadre, spetta alla stagione 1949-50. Quei 70 gol subiti per una media di 1,84 reti a partita ci costarono la retrocessione. Con 1,39, la Roma attuale, o meglio la difesa della Roma attuale, è comunque al settimo posto nella classifica delle più brutte di sempre. Salvate il soldato Stekelenburg. Il colmo è questo. La Roma ha tra i pali l’erede di Franco Tancredi. Indossa i guantoni un vicecampione del mondo (con l’Olanda), una calamita, mica uno spaventapasseri, un omino del calciobalilla. La Roma ha un portiere vero, eppure ha incassato finora 46 gol. Tanto per capirci, la derelitta Fiorentina, in piena lotta per non retrocedere, ne ha presi otto in meno.

Il Lecce terzultimo solo tre reti in più. Un disastro. Quella giallorossa è la settima difesa più fragile, la sesta prendendo in esame le sole partite giocate in trasferta. C’è chi sta molto peggio, tipo il Genoa che di gol ne ha presi 62. Ma è una magrissima consolazione. Anzi, non lo è affatto. Perché la Roma è la Roma e non può farsi infilare due gol in sette minuti, non può affidarsi alla pietà degli avversari – i senatori juventini hanno imposto alla squadra di rallentare – per evitare la goleada. Sulle fasce siamo all’anno zero. Sul primo gol a Torino sono evidenti le responsabilità di Rosi. Dopo un inizio di stagione decisamente convincente, Aleandro è calato scivolando ben al di sotto del minimo sindacale. Idem José Angel sulla sinistra. Prima partita, quella persa con il Cagliari, superba. Poi il niente[…]

Innovatore, persona seria, leale, un coraggioso, un hombre vertical. Tutto giusto. Ma come si può pensare di piazzare contro la Juve prima in classifica De Rossi in difesa, lasciando in panchina un centrale di professione come Heinze? Sabatini ha ammesso delle colpe. Sue, ma anche del tecnico. «L’allenatore – ha spiegato il ds – sa che noi dirigenti siamo consapevoli della fragilità endemica strutturale della squadra. Conosciamo le qualità di Luis, poi qualche errore lo fa anche lui, perché non beatifichiamo nessuno. Ma noi che gli abbiamo costruito la squadra qualcosa gli abbiamo fatto mancare».[…]

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