Scarse risorse e testa all’Europa i ‘mali’ del campionato giallorosso

Scarse risorse e testa all’Europa i ‘mali’ del campionato giallorosso

SHARE

Nordista Romanista di Pino Vaccaro

Nell’Atalanta si stavano preparando a entrare Muriel e Pasalic e nel contempo le telecamere hanno indugiato sulla panchina della Roma da dove sono spuntate le facce di alcuni giovani della Primavera, del 2001 Reynolds, di Carles Perez e di Pastore. Un’immagine che spiega una parte del divario enorme visto in campo. Poi c’è anche altro. Ma la differenza di organico tra le due squadre è spaventosa. Una montagna enorme da scalare. Quantomeno per la prima volta negli ultimi anni è stata evitata la sconfitta. Un piccolo passo verso la grandezza. Processo ancora lungo, ma possibile con un progetto calibrato su talento e carisma. Per 70 minuti abbiamo assistito a un vero e proprio bombardamento. Occasioni a raffica, tutte dalla stessa parte. Un dominio totale alimentato dagli errori in costruzione della Rome e dalla scarsa attenzione ai dettagli. Palleggio sterile e poco ordinato mentre i bergamaschi entravano nel campo con ruspe e bombardieri: il perché la partita non fosse chiusa già da un pezzo resta un mistero biblico. Uno stordimento esagerato fino all’espulsione di Gosens che ha regalato fiato, coraggio e speranza alla squadra di Fonseca. Il tramortimento generale si è tramutato in determinazione. Si diceva della rosa. Ma c’è di più. Troppo differente, e si è visto in campo, l’atteggiamento, la cattiveria, la concentrazione tra le due squadre. Un’assatanata come posseduta dai demoni dell’esorcista. L’altra compassata, già in ciabatte come se la gara contasse zero. E in effetti era proprio così. La Roma ieri ha fatto una piccola prova generale della gara contro lo United. Almeno sul piano della formazione. La testa, è naturale, è a Old Trafford. Non può essere altrimenti: ci si gioca la vita sportiva in una semifinale storica. La storia si fa in queste gare, di certo non in un campionato che per noi non ha più nulla da offrire. La Roma era tagliata fuori dalla corsa Champions già da diverse settimane: si è privilegiata la strada europea di fronte alle prime difficoltà di gestione del doppio impegno. Il giovedì europeo ha annacquato muscoli e testa della squadra. Si è intrapresa secondo me una strada intelligente: o Champions attraverso l’Europaleague o niente. Le risorse sono poche e neppure di alta qualità soprattutto se si rapporta tutto con le tre gare a settimana e i mille infortunati. Uno stillicidio. Inutile star lì a mugugnare per queste fastidiose gare di campionato. Più un disturbo che altro sulla strada verso la grandezza. La semifinale è un traguardo straordinario e la Roma ci arriva indubbiamente da sfavorita. Ma è un’occasione troppo ghiotta per molti giovani e soprattutto lo è per gli anziani. Una sorta di Last Dance per Dzeko, Mikhitaryan, Pedro. Di fronte c’è il colosso United, ma è l’ultimo passo verso la gloria. Inumano pensare che Torino, Atalanta e Cagliari possano togliere attenzione a quell’appuntamento nodale, glorioso e leggendario. Inconsciamente la testa non può essere calibrata contro Belotti, Ilicic e Joao Pedro se giovedì la storia fa eco con Pogba, Rushford e l’Old Trafford. Fonseca vorrebbe non nominare quel nemico, ma poi gli scappa che dello United ha già visto tutte le partite. È una gara da sogno che si sta preparando dal giorno dopo la vittoria con l’Ajax. Si parte dalle retrovie, ma non già battuti. Il mondo dá la Roma sconfitta, ma la storia si può cambiare giocando con lo spirito che si è messo in campo in questa stagione europea. Il giovedì poi siamo pure fortunati e persino l’Atalanta se n’è accorta. A luglio cambierà molto, ma adesso abbiamo due gare da giocare con la fionda tra le mani perché qualche volta nella vita capita anche che Davide batta Golia.

NO COMMENTS

LEAVE A REPLY

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.