Serie A, la bolla delle plusvalenze

Serie A, la bolla delle plusvalenze

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Manolas Napoli

Nell’accezione più nobile sono il frutto di una brillante semina del talento. In quella più bieca lo strumento per truccare i conti. Le plusvalenze, cioè il guadagno dalla vendita dei calciatori, presentano tante sfumature e sono, in fondo, trasversali: grandi e piccole, ricche e povere, non possono farne a meno. In Italia ancor più che altrove. Lo dicono i numeri dell’inchiesta della Gazzetta, che ha spulciato i bilanci dei club del massimo campionato fotografando l’ultimo quinquennio. Tra il 2013-14 e il 2017-18 le società di Serie A hanno accumulato 2.673 milioni di euro di plusvalenze da cessione giocatori. Nella sola ultima stagione questa voce, che dovrebbe rappresentare una componente straordinaria del reddito a differenza dei diritti tv, del botteghino e degli sponsor, ha rappresentato un quarto delle entrate della A. Nell’analisi de La Gazzetta dello Sport, la Serie A ha conosciuto di recente un balzo delle plusvalenze, quasi raddoppiate nel 2016-17 rispetto all’anno precedente superando quota 700 milioni. E se in quell’esercizio l’exploit era parzialmente giustificato dalle vendite-record di Pogba (96,5 milioni di guadagno per la Juve) e Higuain (86 per il Napoli), nel 2017-18 la voce è ulteriormente cresciuta senza grandi crack (il picco i 39,1 milioni della Fiorentina per Bernardeschi) fino a toccare i 738 milioni. Insomma, l’abuso di plusvalenze si è fatto sistema. Tra il 2013 e il 2018 le regine delle plusvalenze sono state la Roma e la Juventus, con incassi rispettivamente di 331 e 327 milioni. Strategie aggressive di trading che sono proseguite anche nel 2018-19: i giallorossi hanno registrato circa 130 milioni di plusvalenze, da Alisson alle operazioni di giugno (Manolas e Pellegrini); per i bianconeri oltre 120 milioni, raggranellati senza rinunciare a top player ma con pedine come Audero, Cerri, Mandragora, Sturaro. La corsa alla vendita negli ultimi giorni disponibili per la registrazione a bilancio (chiusura al 30 giugno) è diventata un must per molti. Ci si è messo pure il fair play Uefa. Ne sa qualcosa l’Inter, avvezza ormai a micro-cessioni di ragazzi del vivaio per raggiungere la fatidica somma. D’altronde, le esigenze sono le più disparate: c’è chi lo fa per problemi di cassa, chi per rientrare nei parametri regolamentari. Plusvalenze buone per tutte le stagioni.

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