Spalletti alla ricerca della formula giusta, ma la difesa a tre non...

Spalletti alla ricerca della formula giusta, ma la difesa a tre non è una novità

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FOCUS CGR – “Mi piace la Roma camaleontica” disse Rudi Garcia in alcune conferenze stampa del recente passato. In realtà la sua Roma non ha quasi mai cambiato pelle dal punto di vista tattico. Il 4-3-3 di base è sempre stato il modulo, interpretato in maniera straordinaria il primo anno – con le discese di Maicon formato Mondiale sulla destra, il pressing alto guidato da Strootman sulla tre-quarti avversaria, la compattezza del blocco De Rossi-Benatia-Castan e le verticalizzazioni per Gervinho illuminate da Totti.

Negli ultimi 18 mesi evidentemente qualcosa si è rotto: una condizione fisica quasi sempre precaria, la perdita progressiva di alcuni uomini essenziali (Benatia, Strootman, Castan su tutti), le incomprensioni tra tecnico e società, hanno prodotto un esonero inevitabile (per molti già nel giugno scorso) qualche giorno fa.

SPALLETTI 3 roma veronaNOSTALGIA CANAGLIA – Il ritorno di Luciano Spalletti ha prodotto tante suggestioni, legate soprattutto al buono ricordo che il tecnico di Certaldo ha lasciato nella Capitale, al termine della sua prima gestione nel 2010. A Trigoria sembra di vivere una realtà nuova, sembra di esser stati calati improvvisamente in una dimensione calcistica dove l’addestramento, il lavoro tattico, l’applicazione e la ricerca di un calcio d’insieme, non più legato all’improvvisazione anarchica dei singoli, sono tornati ad essere elementi essenziali del lavoro quotidiano.

Una full immersion che coinvolge tutti i calciatori e che ha visto Luciano Spalletti, in parte sperimentare, nuove frontiere già nel corso della sua prima gara ufficiale contro il Verona.

Un 4-2-3-1 iniziale con Nainggolan come trequartista (alla Perrotta), Pjanic regista al fianco di De Rossi, Florenzi riportato sulla fascia come esterno alto e Dzeko unica punta, cercato senza soluzione di continuità da tutti i compagni.

Ripercorrendo attentamente i novanta minuti (più recupero) giocati dai giallorossi contro l’Hellas e conclusi con l’ennesimo, deludente, pareggio stagionale, si è percepito a tratti un cambiamento di modulo: alcuni hanno parlato di difesa a tre, altri hanno accusato il neo tecnico giallorosso di aver stravolto la Roma, cambiando in corsa tre-quattro atteggiamenti tattici.

La verità come sempre è nel mezzo: a metà del primo tempo, il tecnico toscano si è accorto che il 4-2-3-1 iniziale (estremamente visibile dall’alto al momento del rilancio da fondo campo del portiere avversario) non permetteva alla Roma di trovare il varco giusto. L’Hellas giocava con un 3-4-3 di base, con i due esterni alti molto schiacciati sulla linea dei centrocampisti. Ecco allora l’intuizione: Digne più alto e libero di spingere negli ultimi trenta metri, Torosidis un pochino più bloccato a sostegno dei due centrali, Salah pronto a tagliare verso il centro vicino a Dzeko e Florenzi esterno alto. Quasi un 3-5-1-1, durato però circa una ventina di minuti, perchè – dopo il vantaggio siglato da Nainggolan – nella ripresa il Verona per recuperare il risultato si è schierato a 4, costringendo la Roma a tornare al 4-2-3-1 iniziale, proseguito anche con l’inserimento di Iago Falque al posto di Torosidis, e l’arretramento di Florenzi a terzino destro.

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E’ complicato e ingeneroso pretendere che un allenatore nuovo, arrivato in corsa, in un momento di estrema difficoltà tecnica e psicologica della squadra, trovi in pochissimi giorni il sistema giusto che dia certezze assolute alla squadra. Ecco perchè in questi giorni, Luciano Spalletti coadiuvato dai suoi collaboratori sta provando insistentemente una serie di alternative al 4-2-3-1, che la squadra di base sa già sviluppare in maniera discreta, perchè non totalmente distante da quanto fatto finora con Garcia.

La difesa a tre è un’ipotesi molto credibile, che prevederebbe l’arretramento di Daniele De Rossi tra i due centrali, Manolas e Rudiger, con Florenzi e Digne alti sulle rispettive corsie, Nainggolan e Pjanic centrali, due trequartisti dietro a Dzeko.

Alcune caselle vanno ancora individuate e non è escluso che la Roma riparta da Torino con il 4-2-3-1, ma chi dice che Spalletti stia azzardando troppo sbaglia, perchè in passato per molti anni il tecnico toscano ha adottato la difesa a tre, cogliendo anche risultati importanti.

Sia nel primo mandato a Udine – nella stagione 2000-2001 – sia nel secondo, ben più produttivo, dal 2002 al 2004, quando raggiunse il quarto posto Champions con i friulani, Luciano Spalletti giocò per ben 4 stagioni con i 3 dietro, sfruttando la mutazione tattica di David Pizarro – da trequartista a regista – e alternando il 3-5-2 al 3-4-2-1 in base agli interpreti avuti a disposizione.

Quest’ultimo modulo potrebbe essere quello selezionato da Spalletti a partire dalle prossime gare, cercando di dare maggiore compattezza difensiva alla squadra e allo stesso tempo tentando di sfruttare in zona gol gli inserimenti delle due mezze punte (che all’Udinese ad esempio furono per un anno e mezzo Di Natale e Di Michele, qui potrebbero essere Salah e Iago Falque), tentando in tutti i modi di risvegliare la vena prolifica dispersa di Edin Dzeko.

“Il 4-2-3-1 resta un riferimento importante, ma quando vai fuori impari tante situazioni, conosci diverse realtà e cambi prospettive”, ha detto in conferenza stampa sabato scorso il tecnico toscano, lasciando intendere che nulla è scontato. In effetti allo Zenit oltre al suo modulo storico, ha studiato formule diverse come il 4-3-3 e il 4-2-1-3, in base alla presenza di Arshavin e Shirkov, capitano del club russo, che Spalletti ha utilizzato in maniera alternativa come trequartista come intermedio a sinistra.

La speranza è che Spalletti riesca a trovare la formula giusta, il prima possibile, perchè ora “conta solo vincere, per fare la risalita” .

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