Spinazzola: “Amo giocare a sinistra, mentre a destra mi devo adattare”

Spinazzola: “Amo giocare a sinistra, mentre a destra mi devo adattare”

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Leonardo Spinazzola ha rilasciato le seguenti dichiarazioni sul sito Cronache di Spogliatoio (cronachedispogliatoio.it) durante un’intervista doppia insieme a Gianluca Zambrotta, ex calciatore italiano Campione del Mondo nel 2006, organizzata in collaborazione con la Nike, sponsor tecnico del calciatore giallorosso.

Sul ruolo.
«Sia io che Zambrotta nasciamo esterni alti, a un destro piace di più giocare a sinistra in modo da rientrare e calciare. Io ho sempre giocato a sinistra, mi hanno abbassato perché facevo pochi gol e perché a questi livelli per giocare esterno alto devi essere bravo spalle alla porta, a giocare tra le linee. Io quando trovo campo e spazi aperti mi trovo meglio. Quando gioco a destra mi adatto, è tutto completamente diverso: la postura del corpo, l’uno contro uno».

Sui i riti scaramantici nel calcio.
«Non ho molti riti scaramantici. Quando vinci ti ricordi di quello che hai fatto e così lo puoi ripetere. Esercizi per scaldare i muscoli, sempre quelli a ripetizione. Magari i fisioterapisti mi chiedono degli esercizi ai flessori: 6 o 8? E io gli dico 7 perché magari era andata bene una volta. E poi è il mio numero fortunato. Oppure mi metto un parastinco prima di un altro».

Sugli infortuni.
«A 14 anni mi sono trasferito, ero piccolissimo e lontano dalla famiglia e dagli amici. Il primo mese, pronti via e mi sono fatto veramente male, sono stato fuori due mesi per un’entrata sulla caviglia. Ero in convitto, solo in una camera, ho detto: “Mamma vienimi a prendere perché non riesco a stare qui da solo”. Ero a Siena. Poi ho avuto fortuna che era vicino, a un’ora di macchina, ma sempre solo ero. Mia madre veniva sempre con mio padre in macchina e mi dicevano “Leo, aspetta un attimo. Sappiamo che è dura ma questi sono i sacrifici che devi fare”. Dopo 5 o 6 mesi non volevo più tornare a Foligno, mi ero abituato. Il crociato, due anni fa, è stato un periodo brutto perché era da tanto che volevo tornare alla Juventus. Durante quel periodo però è nato mio figlio, è stata una fortuna. Tutti i giorni con il sorriso anche se mi faceva male, sei ore a fare esercizi ma tornavo a casa e tutto passava. L’ho vissuta bene».

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