Sprofondo giallorosso

Sprofondo giallorosso

SHARE

Fuori dalla Champions di oggi, lontana da quella di domani e dilaniata da una crisi di nervi incurabile. La Roma torna a pezzi dall’Ucraina e si prepara a giocare la partita meno adatta in un momento del genere: il derby, pergiunta decisivo in ottica quarto posto.

La figuraccia di Donetsk ha confermato tutti i limiti di una squadra vecchia, isterica, vulnerabile e piena di contraddizioni. Ecco cosa stanno per ereditare gli americani. Quando? Consegnati i contratti e i patti parasociali, i legali di Thomas DiBenedetto attendono che Unicredit li rispedisca con i relativi commenti. Se non ci saranno altri dettagli da ridiscutere, si fisserà finalmente il giorno della firma previsto intorno al 17, ovvero la data della scadenza (comunque prorogabile) dell’esclusiva. I proprietari del futuro lo hanno capito sin dall’inizio e adesso sono ancora più convinti: la Roma va rifondata, a tutti i livelli. Salvato il salvabile da qui a maggio, si dovrà intervenire pesantemente sulla rosa e sulla struttura del club. La rivoluzione a stelle e strisce è già iniziata sottotraccia, con i referenti italiani a lavoro su più fronti. Ma aspettando la scelta del nuovo allenatore e la definizione di obiettivi di mercato e dello staff dirigenziale, è la Roma del presente a dover portare a termine una stagione che ha preso una piega fallimentare.

Salutata l’Europa senza onore, restano la coppa Italia e soprattutto dieci partite di campionato decisive per non uscire dal «salotto buono» della Champions. Questa Roma è in grado di arrivare quarta? Domanda quantomai lecita dopo quanto visto a Donetsk. Lo stesso film proiettato all’infinito in questa annata maledetta, tra falli isterici, amnesie tecniche e tattiche e una preoccupante anarchia. Montella, sprovvisto della bacchetta magica, si è trovato tra le mani un gruppo senza gambe e fuori di testa. Non poteva certo bastare il ritorno al modulo di Spalletti per ripetere le imprese del passato: la Roma è la squadra più vecchia della serie A con un’età media di 29,9 anni, eppure si continuano a rinnovare i contratti: dopo l’inspiegabile quadriennale concesso a Taddei, sono già pronti (su input di Unicredit) i contratti di Cassetti e Perrotta. L’umiliazione europea è la naturale conseguenza di un progetto senza capo né coda. Ma c’è modo e modo per uscire dalla Champions e stavolta i giallorossi hanno scelto la via peggiore. Le espulsioni sono salite a otto dopo il «rosso» rimediato da Mexes e i turni di squalifica già scontati dai giocatori sono 26, coppe comprese. Rinviato a oggi il confronto di gruppo, ieri Montali ha preso da parte De Rossi e Mexes per annunciargli la multa in arrivo.

Il direttore operativo si è soffermato anche con Montella, reo di essere ancora troppo «morbido» con la squadra. Ingiustificabile quanto successo in occasione del rigore: doveva calciarlo Pizarro e invece sul dischetto si è presentato Borriello. Che l’ha sbagliato e ci ha messo il carico nelle interviste: «Senza Totti il rigorista ero io, poi Montella mi ha tolto questa fiducia senza parlarmi». Borriello bissa così le accuse plateali mosse a Ranieri e conferma la mancanza di rispetto del gruppo verso i «comandanti» di Trigoria. Nella Roma si continua a pensare all’«io» e mai al «noi»: il risultato di un evidente vuoto di potere che solo con l’insediamento degli americani verrà riempito. La nomina di Montali a direttore operativo è arrivata con colpevole ritardo e ora il dirigente si ritrova a gestire una situazione per molti versi compromessa. Si è perso ormai il conto dei litigi, dei casi aperti alla fine di ogni partita e dei musi lunghi. Anche all’esterno si respira una brutta aria: dopo la partita alcuni tifosi si sono confrontati con i giocatori davanti all’albergo di Donetsk. De Rossi ha provato a calmarli mentre piovevano insulti a Borriello. Si salvi chi può.

NO COMMENTS

LEAVE A REPLY

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.