Step by Step, la Roma è sul podio

Step by Step, la Roma è sul podio

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Nordista Romanista di Pino Vaccaro

Lo stucchevole dibattito filosofico-matematico sull’importanza degli scontri diretti lo lascio volentieri agli appassionati di statistica. Mi godo il gioco brioso, geometrico, in stile aristocratico di una squadra che è tornata con merito al terzo posto (va bene, Juve e Napoli hanno una partita in meno, ma non rompetemi le scatole con le solite banali litanie). Non era facile battere l’Udinese: per informazioni chiedere ad Antonio Conte che con la sua Inter non più tardi di poche settimane fa si era schiantato contro il muro eretto giudiziosamente da Gotti grazie alla provvidenziale collaborazione di Musso (speriamo venga alla Roma come si vocifera nei corridoi del mercato). Nell’ultimo mese e più i friulani non avevano mai perso vincendo in 10 per l’espulsione di De Paul (altro giocatore sul taccuino di Pinto) a La Spezia, campo complesso sul quale il Milan, capitolando, ha consegnato all’inter il primato in classifica. Di mezzo c’è stata anche la vittoria con il Verona. Insomma non proprio un cliente facile.

Eppure la Roma se n’è sbarazzata agevolmente con la velocità di Bolt e la potenza di un toro texano da rodeo. Tre strappi e capitolo chiuso. Si vabbé ma vuoi mettere battere una grande? Lì i punti valgono doppio e senza vincere gli scontri diretti in Champions non ci puoi andare. Teorie astruse prodotte in serie da nuove generazioni Cartesiane per alimentare dubbi e perplessità attorno a Fonseca. Fumogeni che hanno la consistenza di un respiro intestinale più che di una fitta nebbia lombarda. C’è chi si diverte quotidianamente a seminare incertezze anziché raccontare i fatti di campo: così nelle ultime ore ho scoperto dalla specializzata stampa del posto che il figlioletto dello “Zaniolone” si chiamerebbe Tommaso (scoperta clamorosa avvenuta al termine di una rapida inchiesta su Instagram) e che Veretout rifiuterebbe la Roma perché allettato da un’offerta del Napoli. Il centrocampista nel frattempo, evidentemente turbato dal sentimento di forte rammarico del mancato approdo in Campania, ha firmato una doppietta facendo fuoco e fiamme contro i friulani.

A Milano la Gazzetta un giorno sì e l’altro pure parla di possibili rinnovi dei giocatori chiave in casa Inter per una società in grave difficoltà finanziaria, per via della transizione societaria, e qui invece si punta forte sulla teoria del gelo e della perplessità di fronte a una proprietà nuova e imponente. Il procuratore ha usato giustamente benevolenza e sensibilità verso l’ambiente che lo aveva contattato. Indiscrezioni di mercato per il futuro pari a zero. Perché peraltro un giocatore dovrebbe abbandonare una squadra pronta al decollo preferendone una dove invece, oggi, prevalgono incertezze sul futuro del tecnico e della rosa? Pensiamo al Braga e poi al Benevento che è meglio. Non facciamoci risucchiare dalla sindrome del grande evento, pensando già alla gara con il Milan altrimenti il rischio concreto è di finire a Benevento come il Milan, già proiettato mentalmente verso l’Inter, ha chiuso a La Spezia. Situazioni simili: squadre brillanti, con un bel gioco d’attacco ma anche molto accorte dietro guidate da due bravi allenatori. Meglio non farsi ingannare dalle sirene vichinghe: ci sarà tempo di pensare a Ibrahimovic e al Milan di Stefano Pioli. Tre punti fondamentali in un weekend che nel contempo vedrà in scena il derby di Milano e Atalanta-Napoli.

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