Superlega, l’Uefa prepara una causa da 50 miliardi. E fuori chi partecipa

Superlega, l’Uefa prepara una causa da 50 miliardi. E fuori chi partecipa

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All’Uefa non hanno ancora capito fino a che punto può spingersi la minaccia dei club “indipendentisti”, ma hanno pronta la risposta alla Superlega che i grandi club sarebbero pronti a creare da subito, dal 2022, proprio mentre trattano il rinnovo della Champions. Da non crederci. Come scrive gazzetta.it, quello che è sicuro è che il calcio come lo conosciamo è in pericolo. Addio campionati, coppe, forse anche nazionali. Il tutto per una dozzina di club in cerca di denaro subito, per “americanizzare” un sistema che funziona da un secolo di principi totalmente diversi, è sport e non spettacolo.

L’ufficio legale di Nyon, d’accordo anche con Leghe e federazioni di tutta Europa, sta lavorando a una causa da 50/60 miliardi contro tutte le squadre che vorranno separarsi dal sistema per crearne uno alternativo e privato (con tutte le conseguenze del caso su campionati e coppe europee). E dall’Uefa è partito un comunicato congiunto con la Federcalcio inglese, la Premier, la Federcalcio spagnola, LaLiga, la Figc e la Lega di A per ricordare: “Chi partecipa è fuori”. Chiedendo di unirsi alla lotta contro “un progetto cinico nell’interesse di pochi club”. E ricordando che non solo i club sarebbero fuori da tutto, ma anche i giocatori. Non l’ultimo comunicato della giornata: è atteso quello dell’Eca, che si schiera con l’Uefa, addirittura contro il suo presidente Agnelli.

I firmatari sono undici, a quanto pare. Cinque inglesi: United, Liverpool, Arsenal, Tottenham, Chelsea. Tre spagnole: Real, Barcellona, Atletico. Tre italiane: Juve, Inter e Milan. Non ancora Psg, Bayern (oppositore deciso) e City, che starebbe tentennando. L’obiettivo sarebbe arrivare a un campionato a 20 squadre. Quello di Florentino Perez, appunto. Si era diffusa la voce che il proprietario di Dazn si fosse offerto di trasmettere le partite in cambio di 3,5 miliardi per un numero di anni imprecisato, ieri però dal broadcast è arrivata la smentita: “Noi non siamo dietro al progetto”. E rispuntano le voci di fondi arabi e americani. (…)

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