Terremoto De Vito, strappo nel M5S: “Ora stop allo stadio”

Terremoto De Vito, strappo nel M5S: “Ora stop allo stadio”

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IL MESSAGGERO (S. PIRAS) – Non sono riusciti a convincere tutti i consiglieri di maggioranza che si può andare avanti. Né Virginia Raggi né Max Bugani, fedelissimo di Grillo e Casaleggio e ora a Chigi con Luigi Di Maio, che per l’occasione è piombato in Campidoglio per rendersi conto di persona della situazione. Il bilancio serale sarà prudente: «Ora si va avanti, pare sia circoscritta solo a De Vito questa storia». I consiglieri pentastellati hanno chiesto uno stop al progetto stadio come condizione per andare avanti. Si sono svegliati male ieri mattina, con la notizia dell’arresto del presidente Marcello De Vito per corruzione. E ora hanno paura. I racconti di Giovanna, la moglie di Marcello, ex assessore municipale, che si dispera, sola, con una figlia piccola, sono rimbalzati veloci. E ora hanno il terrore che anche solo un voto in Assemblea, quello di De Vito è finito nelle motivazioni per la custodia cautelare, possa farli precipitare nel calderone giudiziario. Per questo ora pretendono un’inversione di marcia. I consiglieri arrivano alla riunione di maggioranza stravolti e con le facce scure. «Sono tutti uniti», assicureranno gli spin doctor che ieri hanno chiuso i rubinetti dei social. Ma si va in ordine sparso. «Sto leggendo le agenzie, devo capire cos’è successo, ma è un giorno triste», dice a poche ore dall’arresto Paolo Ferrara che rivive lo spavento dell’indagine che ha coinvolto anche lui nella prima fase. «Le perplessità sull’opera sono note fin dall’inizio», fa notare Maria Teresa Zotta. «Sono contraria allo stadio, non è la nostra priorità», dribbla le telecamere Gemma Guerrini. «Lo stadio si farà? Non è una domanda che in questo moment…», sale le scale Pietro Calabrese consapevole che lo stadio ormai puzza di bruciato. Ma non fa in tempo a finire la frase in politichese che un vigile si gira verso i cronisti e fa la traduzione simultanea: «».

FRASTORNATA – Carola Penna è frastornata: «Faremo degli approfondimenti ma dopo tutte quelle due diligence, io non lo so». Giuliano Pacetti ed Enrico Stefano andranno alla Capigruppo urgente dicendo alle opposizioni che chiedono le dimissioni: «Pietà, fateci studiare la legge Severino». E proprio di Stefano, attuale numero uno alla commissione Mobilità, si parla come del prossimo presidente d’aula in sostituzione di De Vito. Ma chi non ha pietà è la pentastellata Monica Montella che uscirà con la faccia livida e furiosa con Raggi: «Lo stadio è stato la nostra rovina, fermiamoci».
«E pensare che con Marcello eravamo in terrazza a fumare una settimana fa», osserva Francesco Silvestri, il deputato romano che dovrà tornare a fluidificare la situazione, a separare il grano dal loglio, a cercare di capire se si può davvero andare avanti o no. E che diceva De Vito? «Parlavamo dell’importanza di tenere la schiena dritta», risponde Silvestri. Ma nessuno, e il M5S lo ha scoperto ieri con le foto di De Vito a Regina Coeli, è immune dalla corruzione. E, doppia scoperta, nemmeno dalle bugie che si raccontano ai deputati o ai capi politici.

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