Torneremo a cantare

Torneremo a cantare

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Se ci pensate bene, non esiste un’auto senza motore. Non esiste un pc senza la scheda madre. Non esiste un telefono senza batteria. Non esiste un corpo senza un cuore. Il calcio invece –  è sopravvissuto alla prima ondata della pandemia – ma gli manca l’anima. Arranca tra debiti, discussioni, ricorsi in tribunale, ASL, protocolli sanitari, tamponi, VAR difettosa, analisi e approfondimenti ma prosegue, nonostante tutto, al fatidico grido di ‘The show must go on”. Vive, o meglio prova a farlo (sperando di evitare un nuovo lockdown) ma ignora un elemento fondamentale: al calcio manca, come il pane, quella dinamo che scatena emozioni, passioni, gioie e dolori. Al calcio manca la gente. E’ semplice, banale, pacifico eppure sembra che non interessi più a nessuno. Stadi vuoti, prosceni spettrali di uno spettacolo senza colori e calore, senza rumori, senza pressioni, brusii, urla, cori, grida, fischi, applausi, gooooollll, strillati dalla pancia e dal cuore senza soluzione di continuità. Vedere oggi una partita di calcio – live per pochi eletti tra addetti ai lavori, fotografi e giornalisti – da casa in tv o sui tablet per il resto del pubblico e magari ripensare a com’era fino a febbraio scorso fa un certo effetto. Rattrista e pone degli interrogativi. Condividendo, sia chiaro, la scelta delle autorità di chiudere gli impianti, per evitare logicamente che divenissero luoghi di eccessivo assembramento e quindi vettori del contagio, è possibile che il calcio si sia dimenticato dei tifosi? E’ possibile che nessuno tra allenatori, presidenti, giocatori, piuttosto che nei salotti televisivi, nelle interviste, nei pre gara, nei post gara, si ricordi di dedicare un pensiero a chi li ha sempre sostenuti, esaltati, criticati, presi a modello, foraggiati con i propri abbonamenti, idolatrati? Il calcio si è dimenticato dei tifosi, nelle parole e nei pensieri, ma i tifosi prima o poi torneranno e sarà una gran festa. Oggi più che mai, ci si è resi conto che il pubblico non è cornice ma è quadro, che il pubblico non è forma, ma è sostanza. Gli stadi torneranno a riempirsi, forse più di quanto avveniva fino all’inizio di questo maledetto 2020, perchè nessuno può togliere ad un italiano la passione per un pallone che rotola. Torneremo a cantare per il semplice gusto di tifare, di riprendere quelle abitudini ‘domenicali’ – nonostante l’ignobile calcio spezzatino – quei rituali con parenti, padri, madri, fratelli, fidanzate o amici, che rendono speciale questo sport. Torneremo a cantare, ma lo faremo per noi, perchè – come disse Osvaldo Soriano – ‘in fin dei conti il calcio è fantasia, un cartone animato per adulti’. 

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