Totti, un capitano in difesa

Totti, un capitano in difesa

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IL MESSAGGERO (U. TRANI) – Mediaticamente, niente da dire. Il club giallorosso, dopo la falsa partenza in campionato, cala l’asso. E schiera in campo (davanti alla telecamera) Francesco Totti che, come ha scritto la Sud nel pomeriggio del suo addio al calcio, è la Roma. Ma questa città ormai non si placa nemmeno con la Parola dell’ex capitano. Anzi, discute pure lui. Non fa niente che quanto detto nell’intervista alla radio di casa, con assist davanti al microfono dell’amico ed ex compagno Vincent Candela, sia difficilmente contestabile. O non condivisibile. Oggi lui è dirigente (e dipendente), non più calciatore. Il ruolo attuale non è lo stesso di prima, bisogna metterselo in testa. Resta tifoso, questo sì. Eccolo, dunque, sincero con la sua gente, quando lascia anticipatamente lo scudetto ancora alla Juve. «Il nostro obiettivo è arrivare tra il 2° e il 4° posto». Firmato con il suo stile tranchant. Via ogni sfumatura. Che, se proprio vogliamo ricercare nel suo discorso, si coglie nella difesa (robusta) di Eusebio Di Francesco e (morbida) di Ramon Monchi. Non c’è da stupirsi. Con il tecnico, conosciuto da giocatore in tempo per vincere il campionato, si frequentano da 22 stagioni; con il ds, arrivato a Trigoria e subito incaricato da James Pallotta di spingerlo in pensione, da un anno e mezzo.

NESSUNA ILLUSIONE – La nuova serie A, secondo Totti, è come la vecchia. E come le ultime 7. A prescindere dallo sbarco di CR7. «Non ci aspettavamo questo inizio, ma non si possono addossare colpe dopo 3 partite. Il torneo è ancora lungo. Bisogna, però, essere realisti: la Juve fa un campionato a parte, noi ne giochiamo un altro con il Milan, l’Inter, il Napoli e la Lazio. La gente è giusto che lo sappia: le aspettative dovranno essere altre. E’ ovvio che, guardando i risultati dell’anno scorso con la semifinale di Champions e il terzo posto, si voglia migliorare, ma per farlo bisognerebbe arrivare in finale e vincere il campionato. La realtà è una altra: la Juve fa corsa a sé, noi cerchiamo di piazzarci tra il secondo e il quarto posto. E’ il nostro obiettivo principale, oltre a passare il turno in Europa ed essere più uniti che mai, solo così si va lontano, e ad accantonare le chiacchiere da bar».

PANCHINA PROTETTA – Totti si fida di Di Francesco. E gli fa da scudo. «Il tecnico è tra i più bravi in Italia: giovane, ha ambizione e carattere. Non si fa influenzare da nessuno. Dimostrerà il suo valore, come ha già ha fatto l’anno scorso. Roma si aspetta grandi risultati, vuole vincere ed è giusto. Qui è tanto tempo che non succede ma neanche le altre ci riescono dato che è sempre la Juve a spuntarla. Ci proveremo, poi se non sarà possibile… Dobbiamo, però, rimanere vicini all’allenatore, soprattutto i tifosi. Senza di loro non andiamo da nessuna parte. Dopo 3 partite non si può giudicare un’annata, il mister sa come uscirne e la squadra deve essere brava a seguirlo».

DS SOTTO ESAME – Totti non entra nella questione mercato. Il divieto di Franco Baldini risale all’estate 2011. Tirerà, quindi, le somme su Monchi, come la società e la piazza, solo a fine stagione: «Non sto a difenderlo. Lui si sarà mosso con la società in determinati modi. Ha venduto grandi giocatori ma ne ha comprati altri comunque grandi, alcuni giovani di prospettiva e alcuni che possano fare già bene adesso. Questa squadra è già forte, di alto livello. Stare qui e giudicare Monchi è superfluo. A fine anno si può fare un bilancio, non a tre giornate dall’inizio. Bisogna avere equilibrio. Non vi deve però essere alcun alibi. Bisogna sempre provare a fare meglio e a vincere lo scudetto. Assolve, infine, Kluivert e Schick che chiedono il posto da titolare: «Anch’io a 18 anni volevo sempre giocare. Avrei detto le stesse cose».

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