Tre giornate a Lamela, Roma contestata

Tre giornate a Lamela, Roma contestata

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CORRIERE DELLA SERA – G. PIACENTINI – La squalifica è arrivata, puntuale. Lo sputo rivolto domenica sera a Lichtsteiner è costato tre turni di stop a Erik Lamela. Il giudice sportivo ha utilizzato la prova televisiva poiché l’episodio era sfuggito all’attenzione dell’arbitro Bergonzi e anche se a Lamela è stata riconosciuta l’attenuante della provocazione («reagendo ad una irridente gestualità dello juventino» si legge nella motivazione), la punizione è commisurata ad altri episodi di questo genere. L’argentino, attraverso un comunicato ufficiale, ha chiesto scusa a compagni, allenatore e a Lichtsteiner, ma questo non è servito per placare la rabbia della società giallorossa che, tenendo fede a una linea di comportamento che si è data a inizio stagione, non solo ha deciso di non sporgere ricorso contro la squalifica ma multerà pesantemente il calciatore.

E se non ci avesse pensato il giudice sportivo, fanno sapere da Trigoria, sarebbero stati gli stessi dirigenti a sospendere l’argentino. Il caso-Lamela però non è il solo a tenere banco in casa romanista. La disfatta di Torino, e il quasi certo addio a ogni residua speranza di riuscire ad agganciare il terzo posto che garantisce la possibilità di partecipare ai preliminari di Champions, hanno fatto perdere la pazienza ai tifosi, che in questa stagione hanno dimostrato un livello di tolleranza nei confronti della squadra che non avevano avuto in passato. Domenica notte, invece, erano una quarantina quelli che sono andati all’aeroporto di Fiumicino ad aspettare i calciatori. Non ci sono stati episodi violenti ma cori di scherno e i soliti inviti ad andare a lavorare. Un tifoso ha incitato energicamente De Rossi a spiegare ai compagni cosa significhi vestire la maglia giallorossa. Lo striscione «Mai schiavi del risultato», apparso pochi mesi fa in Curva Sud, fa già parte della preistoria.

 

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