Tutti i segreti di Mr. Tom, una passione lunga 20 anni

Tutti i segreti di Mr. Tom, una passione lunga 20 anni

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REPUBBLICA.IT (F. BIANCHI) – Classe turistica, volo AirOne da Boston, polo color salmone dei Red Soxs: così è sbarcato a Roma, l’Americano. Il nuovo presidente della Roma. Mister Thomas DiBenedetto. Uno che negli Usa ha fatto i soldi e ora sta per coronare il suo sogno, il sogno di suo padre: essere proprietario di una squadra di calcio. Il papà di Mr. Tom viene dal Salernitano: è emigrato in Usa quando aveva solo 16 anni. La passione del calcio l’aveva sin da bambino e così ha continuato a giocare oltre Oceano, nella nascente American Soccer League (dove il campionato nel 1964 lo vinse una squadra che si chiamava Roma Soccer Club…). Ecco, dove è nata la passione di Mr. Tom. Un affare di famiglia, che viene da molto lontano. E’ da vent’anni (ne ha 61) che il prossimo n.1 della Roma segue infatti il calcio-soccer: in tv. Espn e Rai International. Sa tutto di quello che succede in Italia e in Europa. E ora, in attesa della firma del 15 aprile a Boston, continuerà la sua full immersion. Studierà anche un po’ di italiano: qualche parola la parla già, un po’ capisce e cerca di costruire le prime frasi. Nelle lunghe, estenuanti trattative si è fatto aiutare da chi in Italia lo ha accompagnato sinora in questo lungo percorso: lo studio Tonucci di Roma, uno studio d’affari fra i primi in Italia, e la Open Gate Italia. Lo studio Tonucci con il titolare Mario e l’avvocato-calciatore Mauro Baldissoni, e la Open Gate con Tullio Camiglieri, ex Sky, e Franco Spiacciariello, che a Boston ha vissuto e lavorato anni fa. Boston, la città di Mr. Tom. A Boston vive, ma quando può torna nella casa del padre, a Everett, 8 chilometri dalla capitale del Massachusetts, dove è forte una colonia abruzzese, e passa le vacanze in Florida, a Fort Myers. Lì vicino, fra Miami e Boca Raton, hanno la villa anche i suoi soci nell’avventura romana, D’Amore e Ruane (che nel campo immobiliare fece affari anche con l’attuale ambasciatore Usa a Roma, Mr. David Thorne, pure lui appassionato di calcio). Tolto il maglioncino dei Red Soxs, Mr. Tom si è presentato alla trattative con l’UniCredit con giacche blu, camice a doppi colori e gemelli d’oro. Una belva, dicono, sul lavoro. Rilassato, dopo. A tavola preferisce la cucina italiana: bistecche senza troppi sughi made in Usa, mozzarelle, pomodorini, pasta. Birra? No. Vino rosso. Un bicchiere a pasto. Ma di quello buono. Italiano o californiano.

La passione per il soccer, l’aveva portato anche ad interessarsi, seppure in maniera marginale, all’acquisto del Liverpool: Mr. Tom infatti aveva una piccola quota (pare intorno al 2%) nella società Usa che ha preso, per oltre 300 milioni di euro, il club inglese. Ma questo non comporta alcun problema con la Roma: c’è conflitto d’interesse, vietato espressamente dall’Uefa, solo quando si ha un ”pacchetto di controllo” e il 2% certamente non può esserlo. No problem, quindi. Ostacolo superato: non sono state facili, comnunque, le vacanze romane del nuovo presidente della Roma: voci, illazioni, sospetti. ”Ma chi è? Non lo conosce nemmeno l’ambasciatore Usa, Thorne, pur essendo di Boston…”. ”E se fosse un nuovo Tacopina?” (la storia del Bologna poi un giorno andrà raccontata). ”Due soci si ritirano”. ”Esiste tracciabilità dei fondi?” (possibile che quelli della Banca siano così sprovveduti?). Un venticello romano cresciuto di giorno in giorno. Tanto che ad un certo punto, l’avvocato Mario Tonucci, nel suo studio di Piazzale Flaminio, gli aveva chiesto: ”Thomas, non è che ti sei stancato?”. Un sorriso:”No, no: nessun problema, andiamo avanti”. E, curioso com’è di sport, aveva chiesto informazioni anche sul rugby italiano. Strano, no. Il rugby in Usa nemmeno sanno cos’è (loro hanno il football).

Vivrà a Roma, Mr. Tom. Almeno due anni. Sta cercando casa in centro: gli piace molto fare lunghe passeggiate, anche se, appena sbarcato, è rimasto impressionato con tutti quei body-­guards, che lo seguivano passo passo. In Usa non è certo abituato. Due anni a Roma per costruire una grande squadra. Appena firmato, tornerà in Italia. Andrà a Trigoria, a parlare coi dipendenti e scegliere lo staff. Andrà dal sindaco Alemanno, poi forse a scusarsi con Gianni Petrucci per quelle frasi sull’Olimpico che non sono per niente piaciute, e farà visita anche al n.1 della Federcalcio, Giancarlo Abete. Lo staff. Al comando la coppia Baldini-Sabatini: sono già al lavoro. Montali forse resterà, lo vuole la Banca: si occuperà dei rapporti istituzionali, con Lega Calcio e Figc. Ma su mercato e squadra, non avrà spazi. Il mister? Il sogno si chiama Carletto Ancelotti (ma dipende molto se la Roma andrà in Champions e se Mou resta al Real). Cresce una pista suggestiva (Guardiola, ormai a fine corsa col Barcellona) e resiste Hiddink. Delio Rossi si è fatto sotto. Vincenzino Montella spera di guadagnarsi la conferma sul campo. La squadra. UniCredit darà una mano: un prestito di 30 milioni per fare mercato, ai quali vanno aggiunti circa 20-30 milioni, quelli delle cessioni (Menez? De Rossi? Più probabile la prima ipotesi che la seconda). Vucinic no, è un pallino di Baldini. Lo stadio, infine. Individuata l’area, Tor di Valle. Uno stadio stile Chelsea: 45.000 posti, sky box, ristoranti, bar, Roma Store. Tempo di costruzione? MrTom spera 4-5 anni. Ma l’Italia non è l’America. Ci sarà da lottare. Lui, polo dei Red Soxs o giacca a doppio petto, è pronto.

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