Un altro naufragio

Un altro naufragio

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Ci si aspettava una sconfitta e sconfitta è stata. Ahi Roma nostra, quante volte ci hai abituato a queste disfatte? Troppe, ma forse non sono mai abbastanza. Questa volta però lo sapevamo, eccome se lo sapevamo. Siam partiti per Barcellona con l’idea di tornare con le valigie piene di palloni presi in fondo alla rete. Neanche il tempo di mettere piede all’aeroporto, che avevamo già le porte spalancate. “Ma ndo’ annamo?” Alle 20 rimbalzano le notizie dalla Bielorussia: Bate Borisov e Bayer Leverkusen hanno pareggiato. L’umore torna alle stelle: “Daje! Famo du’ gol al Barcellona e se qualificamo”. 20.55: dieci minuti di partita e il Barça ha già bucato centralmente la difesa giallorossa per tre volte. Pochi giri di lancette e Dzeko si divora la rete del vantaggio. È l’atto finale. La squadra di Garcia esce dalla gara, dimenticando che mancano ancora 75’. Messi, Neymar e Suarez non si fanno pregare e iniziano a trafiggere Szczesny da una parte e dall’altra. I tifosi riprendono contatto con la realtà: “Pare Manchester” “Pare er Bayern”. Le poche volte che la Roma prova a rendersi pericolosa in avanti, il Barcellona risponde con orgoglio: “Tu m’hai provocato e io me te magno”. Una manciata di minuti e siamo 5-0. “Ma quando finisce?” Purtroppo manca ancora mezz’ora.  È un incubo. La squadra molla completamente, ma la parte peggiore deve ancora arrivare. Il portiere polacco Coso riesce a respingere il rigore di Neymar, ma subisce il sesto gol sulla ribattuta di Adriano. Dall’altra parte il suo collega Ter Stegen ipnotizza Dzeko e lascia la porta inviolata, fino al penultimo secondo di gara, quando lo stesso bosniaco di testa timbra il cartellino dei marcatori. Ma non c’è nulla da festeggiare. Si è assistito all’ennesima figura internazionale di questa squadra, che non riesce probabilmente proprio a capire come si interpreta questa competizione.

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La squadra ha cominciato il match già spaccata in due. Non nelle linee di campo, ma con la testa. Una parte adottava il pressing, un’altra arretrava e aspettava per la paura. Risultato? Fuorigioco sbagliato quasi tutte le volte e le punte blaugrana che sembrano dei bambini in un luna park. Una volta l’errore lo fa Rudiger, un’altra Digne, un’altra ancora Manolas e la quarta volta Maicon. Tutti scarsi? Difficile. Il problema è nel sistema difensivo, lo stesso che per due anni, pur cambiando almeno 8 uomini diversi, è stato il migliore in Italia, dopo quello della Juve. Quando si incontrano marziani come quelli spagnoli la prima regola è cercare di contenere e non subire gol, la seconda è questa: “Se hai due occasioni per andare in rete, segnane tre”. Ovvero capitalizzare tutto quello che ti capita in avanti. Messaggio non inviato: Dzeko fallisce un gol semplicissimo per un giocatore delle sue qualità, e tutte le potenziali ripartenze vengono fallite. Pjanic, dopo il doppio impegno con la Nazionale, ha spento la luce. Dopo l’opaca prestazione di Bologna, impreziosita solo dal gol su rigore, fa una figura imbarazzante al “Camp Nou”. Puntare il dito contro i singoli però non è la giusta medicina. Si è perso tutti insieme perché nessuno ha raggiunto la sufficienza, perché nessuno di loro ha mai pensato di poter tornare in Italia con almeno un punto, perché nessuno di loro con la testa ha lasciato l’Italia. Data l’abitudine a questi risultati, ora i giallorossi non potranno neanche far uscire l’alibi del contraccolpo. Questo è soltanto il momento di ripartire. Per tutti quei tifosi che continuavano a incitare anche negli ultimi secondi, per tutti quelli che hanno sofferto con la tv accesa fino alla fine, per tutti quelli che comunque, nonostante l’ennesima batosta, continuano a gridarti: TI AMO.

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