‘Un Capitano’, lite Totti-Spalletti. Il tecnico: “Vuoi comandare ma sei come tutti...

‘Un Capitano’, lite Totti-Spalletti. Il tecnico: “Vuoi comandare ma sei come tutti gli altri”. Il capitano: “Sei tornato con una missione”

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Uscita oggi nelle librerie, in coincidenza con il suo compleanno, l’autobiografia di Francesco Totti rivela alcuni aneddoti relativi al rapporto dell’ex capitano giallorosso con Luciano Spalletti. Questo il racconto dell’attuale dirigente romanista su uno dei giorni più caldi della sua penultima stagione alla Roma, pubblicato sul libro scritto dal giornalista Paolo Condò:

Gli strascichi dell’intervista provocano la prima grande crisi con l’allenatore. Succede domenica mattina a colazione, perché come spesso accade la parola scritta desta maggiore impressione di quella pronunciata a in tv. Anche il Tg1 sabato sera ha fatto il titolo su un mio attacco al mister che francamente non vedevo – ho detto che mi aspettavo un trattamento diverso, ma è un attacco? –; i giornali del mattino dopo rincarano la dose. Io mangio da solo, in un angolo lontano dal tavolo di Spalletti e dello staff, al quale è seduto anche Vito. E’ lui a venirmi a chiamare: “Ti vuole parlare dell’intervista”. Andiamo in sala riunioni. Il tecnico ha in mano la rassegna stampa. La agita come se fosse un randello.

“Che cosa devo fare io adesso?”. Se lo chiede tre volte, in tono sempre più spazientito.
“Mister, ma ha sentito l’intervista? Guardi che Vito l’ha registrata…”
“Non me ne frega niente dell’intervista, conta quello che c’è scritto qui, sui giornali”
“Guardi che io di lei ho parlato soltanto bene, è alla società che ho chiesto più rispetto”. Gli do del lei, a memoria è la prima volta: è un evidente segno del gelo ormai sceso fra noi. Andiamo avanti a lungo, io per chiarire e lui per ribadire la sua irritazione. Penso che mi beccherò una bella multa, per quell’intervista. Non immagino la sberla che sta per arrivare.
“Basta, inutile proseguire, tanto non capisci. Hai sbagliato, e adesso vai a casa”. E’ la punizione più umiliante. Cacciato da Trigoria. Io. Cacciato da casa mia. Tremo dalla rabbia. Dopo un lungo silenzio affilo le parole più taglienti che mi vengono in quel momento.
“Molto bene, accetto la sua punizione. Vedremo se sarò io o sarà lei a pagarne le conseguenze”.
“Mi stai minacciando?”
“Lei sa che a Roma la gente è dalla mia parte. Io ho soltanto parlato bene di lei, eppure mi vuole cacciare. Si assuma le sue responsabilità”.
“Tu ormai sei come gli altri, dimenticati di quando eri insostituibile”.
Vigliacco, adesso non ti servo più mi rompi il cazzo, eh? Sei tornato qui von una missione, portala a termine!”.
Ce le diciamo tutte, alla fine di sottinteso non resta nulla. Me ne vado stremato.


Atalanta-Roma valida per la 33a giornata di campionato della stagione 2015/2016, 17 aprile 2016. I giallorossi vanno sul 2-0 grazie alle reti di Digne (23’) e Nainggolan (27’), ma poi si fanno recuperare dai bergamaschi prima con il gol di D’Alessandro (33’) e poi con quello di Borriello (37’). Nel corso della ripresa la squadra di casa riesce addirittura ad andare in vantaggio, grazie ancora una volta a Marco Borriello che al 50’ segna la rete del 3-2. Situazione complicata, ma ci pensa Francesco Totti, entrato al 78’ al posto di De Rossi, quando a 5 minuti dal fischio finale evita a Spalletti la sconfitta, segnando la rete del definitivo 3-3.  Nel post-partita si verifica l’ennesima discussione tra il tecnico e Totti, quella che avrebbe decretato la chiusura definitiva del rapporto tra i due: “Basta, hai rotto le palle, pretendi ancora di comandare, e invece te ne dovresti andare. Ancora giochi a carte malgrado i miei divieti, hai chiuso”. Recuperata la calma, Spalletti va in sala stampa affermando che nonostante Totti avesse segnato il gol del pareggio, il merito è di tutta la squadra, non facendo passare inosservato il suo intento di sminuire le gesta del Capitano.  Quello sarebbe stato l’ultimo litigio tra il giocatore e il tecnico perché proprio in quella occasione è stato necessario l’intervento di quattro persone per evitare il peggio, altrimenti se ne sarebbero date di santa ragione.


La prima discussione avviene la sera prima della partita Roma-Verona in cui mister Spalletti afferma: “Ho saputo che l’ultima vigilia, quella della gara con il Milan, alcuni di voi hanno fatto tardi giocando a carte, come prescritto peraltro dal vostro regolamento interno”. A quel punto Totti, amante del gioco delle carte, tanto da definirsi un “cartaro”, si sente chiamato in causa e risponde: “Veramente quel regolamento non è stato firmato da tutti…”. Spalletti replica lapidario: “Non mi rompere il cazzo, Checco”.
La seconda discussione citata nel libro avviene nei giorni che precedono Juventus-Roma valevole per la seconda giornata di campionato. Durante gli allenamenti Totti sbaglia alcuni passaggi e, ripeso più volte duramente dal tecnico, lo manda a quel paese. L’attuale dirigente giallorosso tenta di spiegare che ci stava mettendo più tempo del previsto a recuperare al 100% e certamente non lo avrebbe aiutato vedere il proprio allenatore parlare con tutti tranne con lui, che era pur sempre il capitano. “L’altra volta ti ho permesso tutto, Francesco, ora non più. Devi correre come gli altri, anche se ti chiami Totti” è stato il senso del discorso di Spalletti. Anche in questo caso, come ormai avveniva in tutti le discussioni che si verificavano tra i due nel corso del secondo mandato spallettiano, quella diatriba aveva avuto luogo in presenza di testimoni, uno per parte: Vito Scala per il Capitano, un membro dello staff tecnico o dell’ufficio stampa per l’allenatore toscano.

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