Un pensiero, necessario e dovuto, per Ago

Un pensiero, necessario e dovuto, per Ago

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Premessa: questo articolo è decisamente tardivo. Meglio tardi che mai, però, e soprattutto perché non possiamo parlare di Roma senza ricordare Agostino Di Bartolomei. Il grande capitano della Roma del secondo scudetto ci ha lasciato diciassette anni fa, a dieci anni di distanza da quella maledetta finale di Coppa dei Campioni.
Troppo facile ricordarlo ora, da parte di questo calcio malato e spietato. Lo stesso calcio che gli aveva chiuso le porte dopo la fine dell’attività agonistica. Lui non merita, e sicuramente non vorrebbe, essere ricordato dagli stessi individui che fino a quel 30 maggio 1994 lo avevano lasciato nel dimenticatoio.
Uno come lui merita di essere ricordato solo dai tifosi della Roma, che lo hanno sempre amato, forse anche di più dopo la sua cessione nel 1984-85. Perché il ricordo sincero, quello pieno d’amore, possono nutrirlo solo coloro che lo hanno sempre amato per quella fascia da capitano portata valorosamente e per quella maglia giallorossa che per lui era una seconda pelle.
Questo pensiero, seppur dovuto, può sembrare abbastanza retorico e banale. E forse lo è. Allora forse è meglio chiudere con la frase, tratta dalla canzone “Tradimento e perdono” di Antonello Venditti: “Se ci fosse più amore per il campione, ora saresti qui”. La dura e triste verità. Ciao Ago, core nostro!

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