Viviani: “De Rossi il mio angelo custode. Luis Enrique? Grandissimo tecnico, a...

Viviani: “De Rossi il mio angelo custode. Luis Enrique? Grandissimo tecnico, a Roma bisognava dargli tempo…”

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Federico Viviani è stato intervistato dal quotidiano ‘Il Romanista’, in vista del match tra Frosinone e Roma. Queste le parole del centrocampista ciociaro che esordì in maglia giallorossa nel 2011 con Luis Enrique in panchina:

«Daniele è un amico e gli auguro di giocare ancora a lungo, ma se potessi sabato lo farei riposare: lui fa la differenza. Non era una gara qualsiasi, giocavamo contro la Juventus – ha continuato il 26enne centrocampista dei giallazzurri – Mi tremavano le gambe e Daniele è stato il mio punto di riferimento. Lui giocava come difensore centrale, io facevo il mediano davanti alla difesa: prima della partita mi aveva rassicurato con mille parole dicendomi di stare tranquillo “ti do una mano io se sei in difficoltà, starò dietro di te, fai quello che sai e vedrai che tutto andrà bene”. Era il mio esordio, in una partita diversa dalle altre. Daniele già era capitano anche senza la fascia. Mi aiutò tantissimo. Fu il mio angelo custode».

Sabato allo Stirpe incontrerai un altro amico che indossa la maglia della Roma…
«Florenzi. Lui è stato molto importante per me. Con Ale ho un grande rapporto. Ai tempi della Roma mi è stato molto vicino, veniva a prendermi alla Magliana e andavamo insieme all’allenamento, spesso stavo a casa sua: ha un gran cuore. So che ha qualche problema con i tifosi e sinceramente non me lo spiego. Alessandro è un romanista vero e da quando è tornato in giallorosso ha sempre dato tutto».

È vero che eri tifoso della Fiorentina?
«Da bambino sì. Mio zio era malato per la Fiorentina, mi fece diventare viola. Adoravo Batistuta. Poi ho iniziato a giocare con la Roma: non si può vestire la maglia giallorossa senza restarne stregati. Rimasi affezionato alla Fiorentina, ma la Roma poi mi è entrata nel cuore».

È stato difficile passare da Grotte di Castro a Roma?
«Fu fondamentale mio nonno Mario. I miei genitori lavoravano tutto il giorno, non avrebbero mai potuto accompagnarmi, io ero troppo piccolo per stare da solo a Roma: mio nonno mi portava a Trigoria, aspettava l’allenamento e poi tornavamo a casa. Senza di lui non sarei mai diventato un calciatore».

Un intero settore in giallorosso…
«Le stagioni con i Giovanissimi e gli Allievi sono state di sacrificio, Stramaccioni mi ha trasformato da attaccante in centrocampista e fu la scelta giusta. Alla Roma mi volle Bruno Conti, e fu lui a farmi firmare il mio primo contratto da professionista. Alberto De Rossi in Primavera mi ha fatto crescere molto. Per me la Roma rappresenta tanto. Rappresenta una parte fantastica della mia vita che porterò sempre con me. Ed è lì che sono diventato romanista. Poi l’esordio contro la Juve è stato un sogno che si è avverato».

Cosa rappresenta Luis Enrique per te?
«Il tecnico che mi ha lanciato. Stravedeva per me, mi diede fiducia, mi fece migliorare portandomi in ritiro. Era veramente bravo».

Secondo te perché la Roma fallì in quel modo?
«Per Luis Enrique era la prima vera stagione da allenatore. Si vedeva che aveva grandi idee, tutti avevamo capito che sarebbe diventato un grandissimo allenatore, ma il calcio non è una scienza esatta. Aveva bisogno di tempo ma in una grande squadra non ti aspettano».

A 26 anni qual è il tuo obiettivo?
«Ormai sono da qualche anno in serie A, stabilmente, e vorrei restarci. La prima parte di stagione a Ferrara non è stata buona, e sono venuto a Frosinone per giocare: abbiamo l’obiettivo di salvarci, daremo tutto per farlo. Personalmente sto bene, gioco nel mio ruolo, abbiamo un gruppo sano: da quando sono qui abbiamo sempre dimostrato di potercela giocare contro qualsiasi avversario, sono arrivati punti importanti. La questione salvezza è aperta».

Sabato che partita sarà?
«La Roma è forte e ci è superiore, lo sappiamo. Ma giocando nel nostro stadio, davanti al nostro pubblico abbiamo dimostrato di avere qualità. Ci affideremo ai nostri punti di forza per mettere in difficoltà la Roma. Devo batterla, ma mi auguro che poi potrà arrivare in zona Champions».

Porto-Roma: ce la faremo ad andare ai quarti?
«Quel gol preso all’Olimpico grida ancora vendetta. Il 2-1 è buono ma il Porto è pericoloso. Sarà importante segnare lì almeno un gol».

Come vedi la lotta per il quarto posto?
«Non mi aspettavo che la Roma incontrasse tutte queste difficoltà. Secondo me è più forte di Inter e Milan. Penso che alla fine ce la farà. Sabato però non avrà vita facile. Faremo una grande gara, ne sono convinto».

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