Quel revisionismo paraculo…

Quel revisionismo paraculo…

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Da quando il tecnico boemo è tornato prepotentemente alla ribalta a suon di gol e spettacolo, corredati da una manovra più che convincente, i suoi detrattori hanno perso il sonno e quindi la lucidità che il sano riposo comporta.  Da un anno a questa parte, in coincidenza con i buoni risultati ottenuti da Zdenek Zeman – ostracizzato  violentemente dall’universo calcistico tredici anni orsono per aver detto la verità, fatto questo che per lo meno chiarisce l’alto prezzo che l’onestà si porta in dote, neanche fosse considerata un pesante fardello piuttosto che un valore etico, tornano in auge maldestri tentativi, di screditare oggi il lavoro, domani la personalità, di uno dei personaggi che dovrebbe esser considerato come un esempio di limpidezza e correttezza, troppo spesso invece fatto oggetto di pubblica vessazione. Proprio in questo senso  fanno notizia le dichiarazioni sibilline, forse almeno nelle intenzioni,di Gianluca Vialli, ex calciatore della Juventus il quale ha definito Zdenek Zeman un “paraculo” che combatte soltanto le battaglie che gli convengono, dimenticando le altre. Uno sproloquio che se da una parte evidenzia ancora la ferita aperta, in memoria di quel che fu( e le sentenze seppur controverse dicono che in una qualche maniera fu..)dall’altra si dimostra come l’ennesimo mal riuscito, goffo, maldestro, insensato tentativo di gettare ombra senza possedere il benchè minimo stralcio di concretezza, riducendosi quindi a mere allusioni prive di fondatezza o a mezze frasi  che dovrebbero lasciare implicità chissà quale conclusione che invece resta inesorabilmente priva di completezza. Queste dichiarazioni del Vialli opinionista, le cui idee sono profumatamente pagate, fanno il paio con altre dichiarazioni del recente passato postate su twitter dal contenuto a dir poco infondato e sconcertante:

” Il Pescara gioca bene,vince e corre moltissimo.Chissa’come si sentirebbe Zeman se qualcuno cominciasse a sospettare di così tanta energia…“.

Queste superficiali illazioni ancora una volta sottolineano sia il risentimento, quanto soprattutto l’impotenza,dinanzi alla nuova ascesa di Zeman,che con i rigidi schemi fatti di sudore,sacrificio,gradoni,ripetute e patate lesse, propaggine di un calcio vintage che però è sempre stato al di fuori delle farmacie,sta riaffermandosi in un contesto che ha provato in ogni modo ad affossarlo, testimonianza che il lavoro se fatto bene paga. Si sa che il tempo è galantuomo, e ha ben tracciato la differenza immensa che passa tra questi individui, cioè tra il dire con fare supposto e sconclusionato dell’ex calciatore muscoloso, e l’asserire con quasi assoluta certezza e soprattutto cognizione di causa del tecnico boemo, etichettato a torto come anti-juventino, quando sarebbe più giusto, nell’esigenza di dover per forza attaccare un epiteto o un etichetta a tutto, chiamarlo favorevole allo sport ed alla sana competizione. Comunque la vexata quaestio(dicesi di problema sollevato e non risolto, ma solo perchè siamo in italia) ha origine nel lontano 1998 quando Mister Zeman rilascia all’Espresso un’intervista accusando tutto l’ambiente calcistico di procedere nella direzione del doping  alla stregua del Tour de France(ciclsimo),dicendo di sapere di medici passati dalla bicicletta al pallone, e addirittura che parecchie societa’ prevedessero ormai l’assistenza dei farmacologi. Questi sospetti furono immediatamente rigettati con prepotenza dall’ambiente considerati alla stregua di insopportabili calunnie  da Ciro Ferrara,(ex tecnico dell’Under 21 italiana, all’epoca in forza alla Juventus) il quale riteneva il boemo avido di pubblicita’ consolatoria ,mentre il collega Eugenio Fascetti avrebbe addirittura voltuto querelare(rendiamoci conto). L’allarme lanciato da Zeman il quale sosteneva di aver ricevuto depliant che reclamizzavano prodotti capaci di migliorare del 50 % le prestazioni degli atleti,accorgimenti che magari non procuravano danni nell’immediato ma che destavano piu di qualche perplessità per quanto concerne la salute nel futuro, in un calcio dove l’interesse economico superava di gran lunga quello per salute dei calciatori  e dove la pratica dell’ “integratore nelle flebo era pratica assai diffusa,come poi dimostrarono anche alcuni filmati di anni seguenti ritraenti un noto calciatore farsi delle flebo prima di una finale di una Coppa Uefa. Tornando a noi la frase che Vialli non ha perdonato a Zeman è stata questa:

“Sono rimasto sorpreso dalle esplosioni muscolari di alcuni juventini. Lo sbalordimento incomincio’ guardando la trasformazione di Gianluca Vialli e, per il momento, arriva ad Alessandro Del Piero. Avendo praticato diversi sport, io pensavo che determinati risultati si potessero ottenere solo con il culturismo, dopo anni e anni di addestramento specifico. Resto certo che il calcio sia un altro tipo d’attivita’, almeno il mio, che definirei “positivo”. 

Ora, le ragione dell’ex calciatore finiscono laddove queste semplici dichiarazioni hanno dato il via alla procura di Torino per mano di Raffaele Guariniello a formulare un impianto d’accusa in merito alla frode sportiva, poichè una legge sulle sostanze dopanti ancora non era presente al momento dei fatti. Il processo che ne derivò come tutti sanno, si concluse con una condanna al medico sociale Agricola, e la sentenza stabilì che la somministrazione di sostanze dopanti capaci di alterare di alterare il genuino svolgimento della competizione sportiva era commutabile come reato di frode sportiva. La Suprema Corte confermò invece l’assoluzione per quanto concerne la somministrazione di Epo poichè il fatto non era previsto dalla legge come reato. Queste sentenze valgono più di mille parole, illazioni o sospetti maldestri e malcostruiti, elugubrazioni di una mente poco serena almeno su queste tematiche, anche se al giorno d’oggi la memoria forse troppo labile fa si che sia un paraculo colui che si batte per un calcio restituito all’etica del lavoro e di una vittima del sistema coloro che invece in quegli anni hanno conseguito successi e trionfi, delegittimanti della correttezza del gioco del calcio, come poi anche Calciopoli ha dimostrato, ma non sarà che forse è più paraculo chi sostiene che “Vincere non è importante ma è l’unica cosa che conta…”

 

 

 

 

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