C’è un altro Palermo che vuole farsi largo

C’è un altro Palermo che vuole farsi largo

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CORRIERE DELLO SPORT (S. Chioffi) – Appartengono alla stessa generazione, sono quasi coetanei e hanno in comune questa prima stagione in serie A, come gli altri due debuttanti Sannino e Di Francesco.

Ma Luis Enrique e Devis Mangia arrivano da ambienti lontani: hanno un’estrazione diversa, hanno vissuto storie e carriere opposte, situazioni alla rovescia. Lo spagnolo, nel 1999, era abituato al lusso del Barcellona, giocava con Guardiola e Rivaldo al Camp Nou, era allenato da Van Gaal, che in quel periodo aveva nel suo staff due collaboratori come Mourinho e Villas Boas. Vinceva lo scudetto nella Liga e faceva parte ancora della nazionale spagnola. Mangia proviene da un altro mondo, distante dalle meraviglie. Dodici anni fa lavorava come tecnico nelle giovanili del Voghera. Riceveva un rimborso spese e ragionava già da professionista: studiava il 4-4-2 di Sacchi in un presente da dilettante.

IL CONFRONTO – Luis Enrique contro Mangia è un’altra delle facce di Roma-Palermo, in programma domani pomeriggio: una sfida che domina i pensieri di Sabatini ( «in Sicilia ho vissuto la mia utopia, sfiorando la Champions» ). E che richiamerà l’attenzione di Delio Rossi, fedele ai sentimenti anche quando i suoi contratti scadono, rimasto molto legato all’avventura in Sicilia: fu lui, lo scorso 16 aprile, a battere la Roma (3-2) con un gol di Pinilla e una doppietta di Hernandez. Luis Enrique e Mangia sono un po’ i simboli di una nuova strategia di lavoro, scelta dalla Roma e dal Palermo. Largo alle idee e ai giovani talenti: un modo di ragionare che è la traccia di una rivoluzione culturale e tattica. Quattro gli anni di differenza: 41 il giallorosso, 37 il rosanero. Lo spagnolo riparte con un obiettivo: vuole cancellare la delusione del derby. Il tecnico di Cernusco sul Naviglio cerca il riscatto dopo la sconfitta con il Milan a San Siro e il confronto avuto in settimana con il presidente Zamparini e il diesse Sogliano. «Siamo tutti con Mangia» , ha fatto sapere tre giorni fa Balzaretti. Un segnale di unione e compattezza. Parole che somigliano a uno scudo, anche se Zamparini ha escluso esami decisivi all’Olimpico e colpi di scena. In fondo, tra gli esordienti di quest’anno, Mangia è l’allenatore che ha viaggiato alla media migliore: dieci punti in sei partite, come il Napoli di Mazzarri. C’è da invertire, però, il cammino in trasferta: due sconfitte e un pari.

GLI INTOCCABILI – Mangia ha saputo dare subito forma e sostanza ai suoi principi. Ha lanciato sulla fascia destra Pisano, ha arretrato Migliaccio sulla linea dei difensori, ha puntato sulla coppia centrale formata da Barreto e Della Rocca, ha saputo riscoprire Bertolo, rientrato dall’anno di prestito al Saragozza, sta accompagnando la crescita definitiva di Hernandez, aspetta la consacrazione di Ilicic, ancora alla ricerca del primo gol in campionato. E’ stato catapultato in panchina quasi all’improvviso: il 31 agosto ha preso il posto di Stefano Pioli, che nel frattempo ha trovato un altro contratto a Bologna. E’ passato dalla panchina della Primavera a quella della prima squadra, dopo gli applausi raccolti un anno fa con i baby del Varese, sconfitto ai supplementari nella finale per lo scudetto dalla Roma di Alberto De Rossi. Ha firmato a Palermo un biennale da 90.000 euro a stagione. E ha trovato presto la chiave per entrare nel professionismo: buona comunicativa, istinto, coerenza, applicazione. Niente esperimenti: ha puntato su un blocco preciso. Non è un caso che, a parte il portiere greco Tzorvas, siano quattro le sue pedine insostituibili: Barreto, Migliaccio, Pisano e Silvestre. Sei presenze per un totale di 540 minuti.

LE ALTERNATIVE – Ma c’è un altro Palermo che vuole farsi scoprire. E sul quale confida Zamparini. Mangia non ha preclusioni: ha coinvolto e responsabilizzato anche quei giocatori che finora sono rimasti ai margini. Le alternative sono importanti, a cominciare da Mantovani, che finora è stato impiegato solo due volte (una da titolare, contro il Milan): è costato tre milioni e mezzo di euro, è arrivato in estate dal Chievo e conta di dare un indirizzo diverso al suo campionato. C’è poi Bacinovic, utilizzato un minuto in sei giornate: lo sloveno, ex Maribor, aveva rappresentato una delle sorprese dell’ultimo torneo. In lista d’attesa figura l’uruguaiano Aguirregaray, che un anno fa era stato seguito dall’Inter: Zamparini l’ha portato a Palermo dopo la cessione di Cassani alla Fiorentina. Spinge per farsi largo anche Munoz, 34 presenze nello scorso campionato, mai impiegato da Mangia: Sabatini lo aveva acquistato nel 2010 dal Boca Juniors per sei milioni di dollari. Un altro che aspetta un’opportunità è Cetto, il difensore argentino ingaggiato da Zamparini a parametro zero dal Tolosa. E sogna un’occasione l’uruguaiano Ignacio Lores Varela, classe 1991, nazionale under 20, ex centrocampista del Defensor Sporting, costato quasi tre milioni di euro

 

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