Ancelotti solo in Champions. E Villas Boas…

Ancelotti solo in Champions. E Villas Boas…

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CORRIERE DELLO SPORT – Se fossimo il Leo­nardo da Vinci di Non ci resta che piangere, direm­mo, trentatrè, trentatrè, trentatrè. Ovvero: Carlo Ancelotti, Vincenzo Mon­tella, Andrè Villas Boas. Con l’uno per cento rima­nente che può comprende­re diversi altri nomi.

ANCELOTTI – Da anni dice che prima o dopo vorrebbe sedersi sulla panchina del­la Roma. Ora potrebbe realizzare il suo sogno. Sempre che non sia un ostacolo (si fa per dire) il suo ulteriore anno di con­tratto con il Chelsea. Sem­mai l’ostacolo vero potreb­be essere materializzato dalla mancata qualifica­zione della Roma per la prossima Champions Lea­gue, cosa che al momento non è per niente da esclu­dere con i giallorossi a sei punti dal quarto posto ( Udinese, e dovranno an­dare a giocare a Udine) e aquattro dal quinto (Lazio). Ancelotti, in questo senso, è stato molto chiaro, di­chiarando ufficialmente di non prendere in conside­razione per il suo futuro una squadra che non par­tecipi alla Champions Lea­gue. E’ vero, comunque, che da qualche mese la sua situazione al Chelsea è me­no brillante, se non doves­se vincere la Champions, il grande sogno di Abramo­vich, allora la situazione a Londra, per Ancelotti, po­trebbe cambiare. E a quel punto la situazione potreb­be radicalmente cambiare.

MONTELLA – Sembrava de­stinato a un ruolo da tra­ghettatore, il dopo Ranieri fino alla conclusione di questa stagione. Gli sono state sufficienti cinque partite di campionato, per far nascere il dubbio in chi dovrà decidere a chi affi­dare la prima versione della Roma a stelle e stri­sce. Montella sta convin­cendo un po’ tutti, la sua quotazione è in salita co­stante. In particolare al­l’interno dello spogliatoio dove anche chi fino a qual­che anno fa è stato suo compagno di squadra, ha (ri)preso atto della spicca­ta personalità dell’aeropla­nino. Ha convinto anche per la chiarezza delle sue idee e il coraggio con cui le ha messe in pratica. Al momento non gli si può certo dare il ruolo di favo­rito, anzi, però se dovesse riuscire nell’impresa di portare la Roma in Cham­pions League, obiettivo tra l’altro a cui gli americani tengono moltissimo anche per una questione econo­mica, il suo nome potrebbe davvero trasformarsi nel­la scelta definitiva.

VILLAS BOAS – Sarebbe una scelta decisamente inno­vativa, di quelle che piac­ciono molto a Franco Bal­dini. Trentaquattro anni, ex vice di Mourinho, ha una sconfinata passione per il calcio. Per dire: il suo ingresso nel calcio è dipeso dal fatto che è stato coinquilino di Bobby Rob­son quando il compianto allenatore inglese sedeva sulla panchina del Porto. Chiacchierando di calcio quando si incontravano, Robson gli offrì un posto nel Porto. Da lì la sua esca­lation fino a diventare il vi­ce di Mou che ha salutato due anni fa. Ora è l’allena­tore del Porto che sta por­tando allo scudetto in Por­togallo ed è nei quarti di Europa League dopo aver collezionato dieci vittorie in dodici partite. Gioca un calcio molto aggressivo, ha un solo obiettivo, vincere. Un po’ come la nuova Ro­maamericana.

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