Le matite volute da Rudi Garcia, la scritta sul casco dello sciatore Pinturaut, il pallone della Pro Sesto. E poi il silenzio sui campi francesi e le fasce nere sul braccio dei giocatori. Lo sport stavolta ha un solo rivale: «Je suis Charlie» è la frase che scorre da un capo all’altro del mondo, sulle nevi di Adelboden come sui parquet dell’Nba, nella sala stampa di Trigoria e sugli spalti di mezza Francia, per dire no al terrorismo e rendere omaggio alle vittime della strage al settimanale satirico Charlie Hebdo, che ha gettato nel terrore Parigi e la Francia intera.
Anche l’allenatore della Juve, Massimiliano Allegri aveva detto commentando i tragici fatti di Parigi che «è un momento difficile per tutto il mondo». Piccoli gesti come quello della Pro Sesto, squadra della serie D, che domani scende in campo per il big match della categoria con un pallone e la scritta «Je suis Charlie».
«Spero che lo facciano anche gli altri» l’augurio di Salvo Zangari, presidente del club della città gemellata con i francesi di Saint Denis. Lo slogan divenuto mondiale è apparso anche sulle maglie di alcuni cestisti del campionato americano di basket, e ha letteralmente tappezzato gli spalti durante una partita di rugby in Francia. Stessa scritta sulla neve a caratteri cubitali, mentre ad Adelboden nel gigante di coppa del mondo il francese Alex Pinturaut è sceso con la dedica sul casco e si è presentato sul podio (è arrivato secondo) con il cartello «Je skie Charlie».
In Francia il campionato di calcio non si è fermato: il Psg, squadra della capitale, è sceso in campo a Bastia con il lutto al braccio osservando un minuto di silenzio. Il messaggio di tutto lo sport, per un giorno «Charlie».
(ansa)