“Sognavo Tancredi. Di Totti mi emoziona l’amore per la Roma”

“Sognavo Tancredi. Di Totti mi emoziona l’amore per la Roma”

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GAZZETTA DELLO SPORT (G. GREISON) – Niccolò Ammaniti non è un tipo che si concede così facilmente. Non con i giornalisti. «Sono molto impegnato» . Ma, dopo tanti rinvii, qualcosa è possibile fargli raccontare. «Però, ecco, dipende dalle domande…» . Infatti, nemmeno è troppo facile fargliele, scegliere quelle giuste, invogliarlo a parlare. «No, a questa cosa non rispondo» . Pare svogliato, invece, è molto intrigante. Non dice mai banalità, tiene il tono sempre basso. «Non voglio passare però per quello scortese» . È partendo dai suoi libri, che allora si può arrivare ovunque, con lui. «Sono appena rientrato da Parigi: “Io e te”, l’ultimo mio romanzo, è ancora fresco di diffusione» . Va bene, okay, ma visto che racconta spesso, nei suoi scritti, di Roma, delle sue strade, dei suoi quartieri più periferici, della gente che si incontra nei bar e nei negozi, è facile pensare che sia pure tifoso. «Beh, un pochino sì…» . Ma, per arrivarci, il percorso è più lungo del previsto. «In questo libro, sì, in qualche modo il calcio ci è entrato e pure in “L’ultimo capodanno dell’umanità”(un racconto contenuto in “Fango”), però, no, non ne ho mai parlato in giro del mio tifo calcistico» . Dunque, è il momento. «Va bene: sono romanista» . Finalmente. Anche se ora il campionato è finito. «Lo so, ma il calcio non è mai stato tra i miei primi pensieri. Il protagonista di “Io e te”, Lorenzo, lo faccio giocare a calcio solo perché è un mezzo di integrazione, anche solo di facciata. In questo senso, il calcio è uno sport importante. La Roma, invece, la seguivo di più da piccolo, quando alle elementari ho dovuto scegliere che squadra tifare, abitavo al Salario, Roma nord: erano gli anni in cui ho scelto pure di essere comunista. Ora, però, sono più disincantato. Ma prima, giocavo, pure» .

Dunque, giocava a calcio ed è tifoso della Roma. Ruolo? Cosa pensa della Roma attuale? «Sognavo di essere Tancredi, il mio primo idolo. Il ruolo era quello del portiere: ho sempre pensato che fosse la posizione più romantica in campo. Non è il ruolo delle pippe, ma di quelli che capiscono meglio il gioco. Molto solitari, tipo il generale sulla collina. Il campionato, no, non l’ho seguito con trasporto. Se vinceva, ero contento. Se perdeva, mi disinteressavo. Ma, ecco, da sempre, credo solo in alcuni giocatori» . Qual è il calciatore della Roma attuale più letterario? «Senza dubbio: Totti, anche per le cose che ha fatto in questa stagione. È come il protagonista del libro di Dino Buzzati, il deserto dei tartari. La Roma è la sua fortezza, e lui la cura e protegge con dedizione. È sempre lì, fedele, forte, pronto, e completo. Centellinando i movimenti e le parole: aspetta il nemico. E lo fa fuori» . Allo stadio trova stimoli? «L’ultima volta che ci sono andato è stato quel famoso derby interrotto, e me ne sono tornato a casa affranto, amareggiato, deluso. Magari, ci tornerò, prima o poi. Ma sono un tipo molto pigro…» . Cosa fa in questi giorni? «Ozio, mi riposo. Tra la scrittura di un libro e un altro, faccio questo. Guardo, passeggio per la città, ascolto la gente parlare. Penso. Ma sto anche molte ore sul divano. Sono molto impegnato, gliel’ho detto…» .

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