Storie di portieri, storie di Roma

Storie di portieri, storie di Roma

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rassegnastampaIL ROMANISTA – M. IZZI – De Sanctis è giallorosso. È stata una telenovela, ma ha avuto un lieto fine. La storia romanista è però piena di vicende curiose, paradossali, comiche, se non divertenti, legate proprio ai portieri. Partiamo dalla stagione 1940/41, la Roma decide di non rinnovare il contratto a Guido Masetti. Il mito di Testaccio ha atteso fino all’ultimo secondo la proposta della Roma, lasciando cadere le richieste del Padova. Una volta “sfumata” questa alternativa, Guido rifletterà sulla possibilità di trasferirsi a Colleferro e a Castellamare, per poi optare per il ritiro dall’attività agonistica. Chi aveva pensato di poter rinunciare a cuor leggero all’esperienza di un tale fuoriclasse, viene però ben presto annichilito. Tra i pali della Lupa si alternano Ceresa, Ippoliti e Rega, il risultato è sempre un diluvio di palloni che finiscono nella rete giallo-rossa. La squadra sta per finire in serie B, e i dirigenti che hanno dato il benservito a Masetti, contattano Fulvio Bernardini per cercare una via d’uscita. Fulvio chiede a Masetti di fare un salto in sede e pretende a suo nome, il reintegro con il pagamento di tutti gli arretrati. Risultato, Masetti salva la Roma, ottiene il rinnovo del contratto e nella stagione successiva sarà uno dei punti di forza della formazione che conquisterà il titolo di campione d’Italia. Meno felice il trambusto consumatosi nell’estate del 1955. Il rapporto tra la Roma e Giuseppe Moro era arrivato al capolinea e questi, contando sui rapporti tra Eriberto e Mario Vaselli (fratelli, nonché dirigente e presidente di Roma e Lazio), aveva, di fatto, intavolato una trattativa per trasferirsi in bianco-celeste.

La Roma, venuta a conoscenza della situazione, si ostinò nel confermare Moro. A giugno del 1955, però, nell’incontro di Coppa Europa tra Roma e Vojvodina, la situazione precipitò. A 27’ dalla fine della gara, i “nostri” conducono per 4-1, ma alla fine del match, una quaterna di Rajakov, qualifica gli ospiti (tra cui un certo Boskov) e ribalta il risultato. Moro diventerà immediatamente il capro espiatorio di questa disfatta, sarà colpito da una multa di 300.000 lire e ceduto al Verona, mentre l’allenatore Sarosi (che aveva spinto per l’esonero di Moro per delle “vecchie” ruggini ), chiese l’acquisto di Panetti. Il portiere del Modena, che militava in serie B, venne dunque prelevato (anche in quell’occasione con un passaggio consumatosi alle buste) e in fretta e furia si trovò in una pensione di Via Monteverdi 20, a dividere la stanza con il brasiliano Dino Da Costa. Altro saltino “decennale” e nell’estate del 1966 ecco consumarsi la tragicomica vicenda Cudicini. Mentre il portiere è in tournee con la Roma in Australia, gli viene comunicata la cessione al Brescia. Cudicini, “distrutto” dal trattamento subito, non riesce neanche a giocare nell’ultima gara del tour. Una volta rientrato a Roma, trova però la forza di suggerire a chi di dovere il nome del suo successore: «Prendete Zoff, è bravo». La Roma ignora la segnalazione e punta su Pizzaballa, reduce dai mondiali d’Inghilterra. Con tutto il rispetto per Pizzaballa, la proporzione del “duplice orrore” della Roma di Franco Evangelisti è di proporzione mondiale. Ci spostiamo all’anno di grazia 1972, quando la Lazio ingaggia Felice Pulici, estremo difensore del Novara, dopo un lungo ballottaggio che aveva visto protagonista il portiere dell’Arezzo.

Chi era costui? Solo un attimo di pazienza e sveliamo l’arcano, difatti, dopo soli 12 mesi il “baffuto” portiere dell’Arezzo, Paolo Conti, finisce alla Roma, legando il proprio nome e il proprio volto a tutto il decennio degli anni ’70. Nel settembre del 1988, con il profilarsi del tramonto della stella di Franco Tancredi (che sembra prossimo al rientro a Trigoria nelle vesti di preparatore dei portieri), la Roma contatta Giovanni Cervone. L’ingaggio si concretizzerà la stagione successiva, avviando un rapporto bello quanto “bizzoso”. Giovanni, sotto le cure di Roberto Negrisolo, fa grandi miglioramenti, il carattere rimane però il suo tallone d’Achille. Nel 1993 viene messo ai margini della rosa, con la Lupa che acquista Pazzagli (cantautore musicale a tempo perso e autore di un paio di album, uno dei quali, “Spero che esistano gli angeli”, premiato da Mogol) e Lorieri. Il 6 febbraio 1994, però, Lorieri commette un errore clamoroso contro il Milan. Su un cross di Savicevic esce a vuoto e propizia il gol dello 0-2 di Maldini che chiude il match. Sensi parla di “prestazione pietosa” della squadra, i tifosi dell’ Olimpico contestano con forza. La domenica seguente Cervone, che non era neanche in panchina, ritorna titolare. Anche nella stagione 94/95 Cervone si metterà nei pasticci per una brutta risposta indirizzata al presidente Sensi, il rapporto, però, arriverà al capolinea solo nel 1997. Messo fuori rosa per tre mesi, ci saranno poi tentativi per arrivare addirittura ad un rinnovo triennale, poi, il 20 giugno, l’annuncio dell’ingaggio di Konsel, chiuse il discorso. Nel 2001, infine, Roma vicina a Buffon, con tanto di visita del procuratore Martina a Villa Pacelli … poi, la decisione di puntare sull’ emergente Pelizzoli, con un esborso di 27 miliardi che sarà tra i più sfortunati della storia del club.

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