Totti e Del Piero, perchè no?

Totti e Del Piero, perchè no?

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IL MESSAGGERO – «I comportamenti hanno per la Nazionale un’importanza straordinaria: dobbiamo camminare nella direzione giusta, anche per dare un segnale al Paese». E’ quasi istituzionale Cesare Prandelli, come se il suo fosse un discorso alla Nazione. E per certi versi vuole esserlo. Ci tiene a portare avanti il suo codice etico, fortemente imposto per cambiare certe cattive abitudini dei nostri calciatori. Sembra tutto ben studiato, addirittura nell’immagine che è poi quella da ricostruire in un movimento in crisi dopo il flop di Johannesburg. Il cittì dell’Italia si presenta con la coccarda tricolore. «Abbiamo appena festeggiato i nostri centocinquantanni e per me la festa continua». E al petto ha anche un distintivo con la bandiera del Giappone: «È un omaggio a quel popolo che ha una grande dignità e non dobbiamo dimenticarlo».Le esclusioni di De Rossi e Balotelli, insomma, devono essere «un messaggio di responsabilità: la vittoria non è l’unico valore» avverte Prandelli. «Non so se il calcio stia peggio o meglio del Paese, non è questo il nostro problema. Bisogna vincere con la lealtà e la moralità». Lo stop, comunque, è solo per una partita. «Sì, vale per una gara. In teoria, dopo la trasferta in Slovenia, potrei anche prendere in considerazione questi due giocatori per l’amichevole di Kiev contro l’Ucraina. Ma ne riparleremo dopo l’incontro di Lubiana», spiega il cittì. Che, comunque, neanche in casi di emergenza farà un passo indietro. «A tutti costi, per non perdere la credibilità» dice testualmente. Anche se dovesse prendere provvedimenti del genere prima dell’ultima e decisiva sfida per la qualificazione al prossimo Europeo. «Perché se dobbiamo fare questo giochino, allora in una situazione del genere, se mi servissero i tre punti, chiamerei Totti e Del Piero se stanno così». Aggiungerà, più avanti, pure «Di Natale e Di Vaio», per spiegare che certi protagonisti del nostro campionato non sono qui solo perché non può rimangiarsi il progetto iniziale. «Devo per forza tener conto dell’età. Stiamo costruendo il futuro, bisogna chiamare giocatori di prospettiva».
Il tema è la preoccupazione di non veder crescere nuovi campioni per l’Italia. Dietro a Totti, Del Piero, Di Vaio e Di Natale, per citare gli stessi nomi fatti da Prandelli, c’è l’anonimato diffuso che vediamo nel nostro torneo. «I giovani, però, devono prendere esempio da loro per farsi largo. Avere la stessa determinazione e la stessa professionalità. Sapevamo bene che la situazione era delicata. Ci vogliono idee nuove, anche se poi conto i giocatori della Nazionale impegnati con le tre squadre italiane nell’ultimo turno degli ottavi di Champions: solo cinque». Pochi. Come, del resto, sono cinque, su venticinque convocati, gli azzurri che vengono dalle prime quattro squadre in classifica. Il milanista Cassano, nemmeno titolare con Allegri, gli interisti Ranocchia, Pazzini e Thiago Motta, i primi due acquistati a gennaio per gli infortuni di Samuel e Milito, il napoletano Maggio, terzino in Nazionale e non con Mazzarri che lo utilizza da esterno. L’Udinese, quarta, non manda nessuno a Coverciano. Ecco perché ha proposto un’under in serie B. «E’ un progetto tecnico, perché parlare non serve più. Bisogna fare qualcosa, andando oltre le chiacchiere. Poi se ci saranno intoppi politici o burocratici non riguardano me…».
Prandelli, intanto, si tiene ben stretti i suoi campioni. A cominciare da Cassano che difende nonostante il momento altalenante nel Milan e per il quale dispone allenamenti mirati in Nazionale. «L’ho visto bene nel secondo tempo contro il Bari. Nell’ultima partita, a Palermo, lo stesso Allegri ha spiegato che tutta la squadra non si è espressa da Milan. Poi, però, nessuno con me ha il posto garantito. Ma la nazionale è un’altra cosa, spesso un giocatore viene qui e dimenticare le sue vicende di club gli fa bene». E chiarisce che «Borriello non c’è per scelta tecnica».
Tornando a De Rossi e Balotelli, Prandelli entra nel dettaglio. «Non ho parlato con Daniele, mi ha fatto piacere sentire la sua intervista dopo la partita con la Fiorentina. Poi è lecita l’osservazione di Buffon, perchè le cinquanta presenze azzurre di De Rossi non si discutono. Ma di quel codice abbiamo discusso tra noi, è stato condiviso. I giocatori l’hanno gradito e cavalcato. Ho, invece, sentito Mario che è il primo a essere dispiaciuto. Ha capito di aver fatto una stupidaggine e mi ha chiesto aiuto. Perché ogni volta che sta facendo bene rischia di rovinare tutto». Ne approfitta per fare una riflessione: «Il nostro è un calcio isterico perché conta troppo il risultato».
Al posto di De Rossi, Parolo del Cesena. Il 50° convocato, qui con i suoi cioccolatini portafortuna, rivela: «Mi ispiro a Gerrard». Ranocchia e Motta, entrambi con infiammazioni al ginocchio, restano a Coverciano. Il difensore può tornare a casa giovedì, il mediano è recuperabile. «La loro disponibilità è un bel messaggio per i compagni». Pronto il nuovo contratto con la Rai: 125 milioni in 4 anni e 7 amichevoli di lusso (sicure Brasile, Argentina e Francia).

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